Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia come politiche. Né il Papa pot~va approvare il tentativo del fascismo di as– sorbire la Chiesa in Italia nel sistema fascista. Pio XI non riusci ad avere partita vinta su questo punto; egli si era già spinto troppo innanzi nei suoi compromessi col fascismo e non poteva tornare indietro. ·Quanto alla questione del diritto pontificio alla libertà di espressione, Pio XI temporeggiò finché poté, ma quando la pressione fascista divenne insopportabile, affermò energicamente questo diritto non colle sole parole, ma anche con degli atti. Mostrò a Mussolini in termini ben chiari che egli voleva e poteva ancora parlare liberamente, pubblicando l'enciclica Non abbiamo bisogno. È importante ricordare che, temendo che la sua enciclica potesse essere boicottata dai servizi postali e telegrafici del re– gime fascista, il Papa la sped1 .per mezzo di un inviato speciale, in Fran– cia, perché vi venisse pubblicata. La Santa Sede si era cacciata in una posizione talmente critica da essere costretta a ricorrere a un sotter~ fugio per potere parlare al mondo. In seguito a questa esperienza, il Vaticano comprese pienamente che per il fascismo la clausola dell'art. 24 del Trattato rimaneva lettera mor– ta, e che solo con difficoltà ed a rischio di conffitti e di rappresaglie il Papa a._vrebbepotuto esprimersi liberamente, sempreché fascismo e inte– ressi fascisti fossero stati direttamente o indirettamente toccati. Dà quel momento Pio XI fece del suo diritto di libera espressione un uso assai cauto e sempre piu limitato. Da parte sua Mussolini ignorò l'enciclica pa– pale, ed usò piu abilmente che mai i mezzi di coercizione a sua disposi– z10ne. Il conflitto fra le due parti ebbe cos1 termine, per lo meno este– riormente, e la loro collaborazione nelle materie di comune interesse ri– prese normalmente. Nei cinque o sei anni che seguirono, il quadro dell'Europa cambiò in modo piu rapido e sinistro di quanto Pio XI avesse· ritenuto possibile: L'avvento del regime nazista in Germania lasciò in origine presagire assai poco di buono per la Chiesa.' I vescovi tedeschi, che avevano avuto tempo e modo di acquistare una conoscenza di prima mano degli ideali e dei fini nazisti, guardavano con diffidenza e timore a Hitler ed ai suoi seguaci. Ma tale non era la opinione del Cardinale Pacelli, Segretario di Stato del Papa, che, avendo trascorso quattordici anni in Germania quale nunzio apostolico, si. supponeva conoscesse assai bene la situazione tedesca. Infatti, furono ben presto iniziati i negoziati per un èoncordato, cd un accordo fu concluso con una rapidità inusitata negli annali della diplomazia vaticana. Gli infelici risultati di quel concordato sono ben noti. Fin dall'autunno del 1936 apparve chiaro che la pace in Europa non sarebbe durata a lungo. L'assassinio di Dollfuss, la guerra etiopica, la mar– cia sul Reno,3 e finalmente la ribellione spagnola, che ebbe inizio nel lu- 3 Si allude qui all'entrata delle truppe tedesche nella zona smilitarizzata della Renania nel 1936 in violazione del trattato di Versailles. 253 Biblioteca Gino· Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=