Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La, sorte dell'Italia con la politica internazionale, alla quale sono interessati sia la Santa Sede che Washington. Perché il Vaticano ha sentito il bisogno di discutere i suoi piani ed i suoi problemi internazionali con il Presidente degli Stati Uniti? E perché il Presidente degli Stati Uniti, paese in maggioranza protestante, ove vige un regime di netta separazione tra la Chiesa e lo Stato, ha sen– tito la necessità di discutere i problemi internazionali americani con il Vaticano? Per quanto riguarda il Vaticano, se ne conosce abbastanza bene la politica per comprendere gli scopi delle sue mosse sulla scacchiera politica. Dobbiamo cominciare col richiamare il famoso articolo 24 del Trat– tato del Laterano del febbraio 1929, che dice: La Santa Sede, in rapporto alla sovranità che le appartiene anche nel campo inter– nazionale, dichiara che essa vuol rimanere e rimarrà estranea alle competizioni temporali fra gli Stati ed ai Congressi Internazionali indetti per tale oggetto a meno che le parti contendenti ·facciano concorde appello alla sua missione di pace, e riservandosi, in ogni caso, di fare valere la sua potestà morale e spirituale. In conseguenza di questa dichia– zione, il territorio della Città del Vaticano sarà sempre ed in ogni caso considerato ter– ritorio neutrale e inviolabile. Questo articolo non fu imposto o suggerito da Mussolini, ma deside– rato da Pio XL Dall'era napoleonica ·u Vaticano ha sempre seguito una politica di neutralità e fu questa la politica seguita da Benedetto XV durante la prima guerra mondiale. Nel momento in cui Pio XI rinunziava solennemente a tutte le rivendicazioni della Santa Sede sul suo vecchio Stato pontificio, v'era an– cora minore ragione che il Vaticano desiderasse di essere coinvolto nei conflitti europei. Restare in una serena atmosfera di neutralità apparve come il modo migliore di proteggere la Chiesa e i suoi interessi. Nel 1927 e nel 1928, quando Pio XI stava negoziando gli accordi del Laterano, il panorama della situazione europea non era preoccupante. Vi erano certamente delle nubi all'orizzonte, ma non sembrava probabile che un conflitto aperto potesse scoppiare prima di molti anni. Il pericolo del bolscevismo, che la Santa Sede considerava con tanta apprensione, era stato scongiurato. L;Italia era fascista. Non vi era pericolo comunista in Inghilterra o in Francia. La Germania con Hindenburg sembrava -per il momento sicura. Le democrazie stavano perdendo terreno, e prevaleva l'opinione che sarebbero state sostituite non dal comunismo, ma da forze conservatrici e reazionarie. Guardando la carta di Europa, Pio XI poteva sentirsi sicuro che, malgrado le agitazioni e le convulsioni che scuotevano il mondo politico, non si dovevano aspettare né guerre, né sostanziali mutamenti dell'assetto esistente. Frattanto il VaticanoJ ancorato ai concor– dati che aveva concluso con la maggior parte degli Stati europei, poteva restarsene, almeno ufficialmente, in disparte dalla politica internazionale, mentre coglieva i frutti di quegli accordi, ai quali si sarebbero ben presto aggiunti il trattato ed il concordato con il regime fascista. Questa politica di neutralità non significava, tuttavia, che la 251 Biblioteca Gino Bianco

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