Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Nel 1938 nella stampa cattolica mondiale, e specialmente in quella di questo paese, fu dato grande rilievo alla condanna di Pio XI delle leg– gi antisemitiche fasciste. Il Papa a questo riguardo scrisse anche una lettera a Vittorio Emanuele, il quale rispose cortesemente che si sarebbe esami– nata la questione, il che equivaleva a dire che egli non poteva fare niente, ed un'altra lettera a Mussolini, il quale non si dette neppure la pena di rispondere. I Papi avevano sempre disapprovato le persecu– zioni aperte ed i pogroms contro gli ebrei. Ma non dimentichiamoci che la Chiesa cattolica ed il Vaticano non hanno mai approvato il prin– cipio e la prassi di conferire ovunque agli ebrei diritti eguali a quelli dei cristiani in mezzo ai quali vivono. Il pensiero delle alte gerarchie eccle– siastiche sulla questione ebraica fu chiaramente espresso in una lunga se– rie di articoli apparsi sulla Civiltà Cattolica di Roma. Questo periodico, pubblicato dai gesuiti, molti dei quali sono professori alla pontificia Uni-· versità Gregoriana, dove i giovani del Collegio americano di Roma ricevono la loro istruzione e la loro preparazione ecclesiastica, non ha carattere uf– ficiale. Ma dato che il suo direttore è nominato dal Papa, la rivista riflette di solito le tendenze prevalenti nelle alte sfere vaticane. Secondo la Ci– viltà Cattolica del 3 ottobre 1936: Due circostanze in apparenza contraddittorie s1 ritrovano collegate assieme .presso gli ebrei sparsi nel mondo moderno: il loro controllo del capitale e la loro posizione di preminenza fra i seguaci del socialismo e del comunismo. Non tutti gli ebrei, quindi, ma molti di loro, "costituiscono un serio e permanente pericolo per la società.." Quale è il rimedio? La loro assimilazione in mezzo alle popolazioni cristiane sarebbe la soluzione ideale, ma gli ebrei rifiutano di assimilarsi. Il sionismo potrebbe offrire una via di uscita, ma esso non è pratico. Rimane quindi il vecchio "ghetto," ma lo scrittore gesuita uomo di buon cuore non poteva sopportarne il pen– siero, ed invece proponeva che "ancor oggi si potrebbe trovare il modo di rendere innocui gli ebrei, come riusd a fare la Chiesa nel medioevo; con mezzi piu idonei alle condizioni moderne, e senza persecuzioni." La questione del sionismo fu discussa ampiamente nel fascicolo della rivista del 5 giugno 1937. Dopo avere passato in rassegna tutti gli ostacoli che sconsigliavano questa soluzione, lo scrittore .osservava che gli ebrei, esseri "astuti e profittatori, s'infiltrano in ogni organizzazione internaziona– le, e specialmente in due di esse, la Massoneria e la Società delle Nazioni." L'articolo concludeva sostenendo "che si dovesse trovare il modo di cambiare la loro perversa mentalità" (p. 423). Nel numero del 19 giugno 1937 si esaminava il delicato argomento della conversione degli ebrei al cristianesimo e si riportavano statistiche piuttosto scoraggiantj,. Si erano trovati nei registri di Roma solo 1132 battesimi di ebrei nei cento anni decorsi fra il 1836 e il 1936, ed il maggior numero in un solo anno, tl 1936, era stato di 46 battesimi. Ritornando sullo stesso argomento nel numero del 3 luglio 1937, la Civiltà Cattolica esaminò i metodi di conver- 244 BibliotecaGinoBianco

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