Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione la grande massa degli ùaliani d'America fosse rimasta fedele alla causa democratica. Questo atto fu dovuto anche alla pressione delle organizza– zioni italo americane, dei sindacati operai e della stessa Società Mazzini. Un saggio del 1942 che si trova in questa raccolta è particolarmente significativo. Intitolato Wanted: A policy for Europe's cooling period 3 esso prese lo spunto dalla discussione svoltasi nella stampa periodica americana circa la convenienza di lasciare che vi fosse, dopo la vittoria, un periodo piu o meno lungo di tregua armata destinato al "raffreddamento" delle passioni, per potere poi stipulare i trattati di pace con mente piu serena. L'idea in sé non era cattiva, ma Salvemini insistette sulla necessità di non attendere la fine della guerra per fissare alcuni cardini della pace, come il rispetto dell'integrità del territorio nazionale dei paesi, e la protezione dei diritti delle minoranze nazionali che sarebbero rimaste nei confini dei singoli Stati. Egli non era soddisfatto delle vaghe promesse contenute nella Carta dell'Atlantico, tanto piu che la condotta politica della guerra appari– va in contrasto con esse, e che sembrava che gli anglo-americani invece di prepararsi ad appoggiare i gruppi democratici nei paesi occupati da Hitler preferissero aiutare le forze clerico-conservatrici. In questo saggio sul "pe– riodo di raffreddamento" e nell'altro The sacred cow of national sovereignty 4 Salvemini delineò un moderno sistema di sicurezza collettiva assai· piu radicale ed efficiente della vecehia Lega delle Nazioni. "Nessun'altra scelta è possibile: o un ordine mondiale basato sulla limitazfone della sovranità nazionale, sulla sicurezza collettiva, e su una forza sovrannazionale di poli– zia; o l'illimitata sovranità nazionale col suo inevitabile seguito di anar– chia internazionale e di guerre preparate da ambiguità diplomatiche piu . " o meno escogitate. Dicemmo che Salvemini aveva salutato con gioia il madornale errore hitleriano dell'attacco alla Russia, e che era stato fin dal primo giorno favo– revole all'invio di aiuti massicci di materiali bellici alla Russia, cosa che proclamò pubblicamente i"nsieme a molti altri: oratori in un gigantesco co– mizio a Boston. Ma poco dopo l'invasione della Russia, sia in un prome– moria inviato in via privata ad alcuni alti funzionari del governo di Roosevelt che nei due saggi menzionati, Salvemini cominciò ad insistere sulla necessità di giungere al piu presto ad un'intesa con Stalin circa la carta politica d'Europa nel dopoguerra. Nel 1942 Roosevelt e Churchill era– no in una posizione assai vantaggiosa per eventuali trattative con Stalin. Come contropartita dei materiali bellici che la Russia stava ricevendo dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra si poteva chiedere a Stalin di acconsentire a non espandersi in occidente oltre certi confini fissati di comune accordo. Stalin, è vero, avrebbe sempre potuto violare l'accordo, ma sarebbe stato difficile allora addebitare alle democrazz·e occidentali la responsabilità di tale violazione. Salvemini previde giustamente che se non fosse stata rag- 3 Pubblicato nell'" Antioch Review," Yellow Springs, Ohio, inverno 1942. 4 "The New Leader," febbraio 1943. BibliotecaGino Bianco XXI

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