Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America era già passato, fu in pratica un movimento reazionario, finanziato da gran– di proprietari terrieri, banchieri e industriali i quali assoldarono le bande fasciste e le ingrossarono coi propri seguaci. Questo fascismo non fu una creazione di Mussolini il quale si era opposto alla trasformazione del par– tito fino a quando non si trovò solo e si affrettò perciò a riprenderne la direzione. Contro questo fascismo il popolo italiano condusse una lotta lunga e sanguinosa. Quello che l'Italia conobbe in quel periodo che va dall'au– tunno 1920 all'autunno del 1926, fu una vera e propria guerra civile nella quale il popolo italiano fu tradito dalle classi ricche, che crearono il nuo– vo fascismo, dai generali e dagli ufficiali che fornirono alle bande fa– sciste le armi, le munizioni e i camions, dal governo di Giolitti che per– mise ai fascisti di continuare le loro cosiddette spedizioni punitive sotto la malcelata protezione della polizia e grazie all'impunità assicurata dai · tribunali, e finalmente dalla monarchia, che alla fine abbandonò il paese ai fascisti come territorio conquistato. Allora il fascismo era ancora costituito da una piccola minoranza: una minoranza che avrebbe potuto e dovuto essere sconfitta se si fossero capite chiaramente le malefiche conseguenze che ne sarebbero derivate. Va ricordato_ che nella vita della nuova Italia questa era una esperienza nuo– va, e che non ·v'erano ancora precedenti in base ai quali poter giudicare dei risultati di un predominio fascista. Durante la crisi economica e so– ciale dell'immediato dopoguerra, i disordini, gli scioperi e gli eccessi per– petrati dalle classi lavoratrici italiane deluse non furono molto peggiori di quelli che si verificarono in altri paesi di Europa. All'inizio del 1921 l'Italia stava gradatamente tornando alla normalità. La temuta rivoluzione sociale non ebbe luogo soltanto perché la massa del popolo italiano non la volle; quello che essa voleva era che almeno alcune delle promesse cosf largamente elargite alle classi lavoratrici durante la guerra fossero man– tenute, e che lo sfruttamento dei lavoratori cessasse non soltanto a pa– role o mediante leggi ambigue, ma sul serio e una volta per sempre. Su questo punto i socialisti e i cattolici del Partito Popolare erano in pieno accordo, anche se i rispettivi sindacati operai erano spesso in contrasto fra loro. Il fatto che non fosse scoppiata una rivoluzione quando non avrebbe incontrato che poca o nessuna resistenza, fu in se stesso una pro– va del buon senso della massa del popolo italiano. E similmente, il con– trattacco lanciato dalle classi superiori, che finanziarono i desperados fa– scisti quando la crisi era già passata, dimostrò la mentalità antisociale e reazionaria che la minoranza dei ricchi italiani possedeva in comune con le medesime classi di altri paesi. Una strana mescolanza di idee confuse o di machiavellismo a buon mercato si impadronf di vari gruppi: i fascisti ultrarivoluzionari si ven– dettero ai capitalisti e capovolsero il loro programma; i capitalisti pensa– rono che fosse giunto il momento di far pagare alle masse il fio della pau– ra che essi avevano provato, e si servirono della teppa fascista; i naiiona- 220 BibliotecaGino Bianco

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