Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America gioni vorrebbero abbassare gl'italiani al livello di gente del tutto i~capace. Nel 1920 nel suo libro Modern Democracies, Lord Bryce non esitò a porre l'Italia fra i paesi nei quali funzionava un regime democratico. 3 Certo, egli non mancò di osservare che vi erano dei punti deboli nella Costituzione e nella prassi politica italiana; ma debolezze e difetti possono esservi in tutte le democrazie, e Lord Bryce non esitò a denunziare anche quelli dei sistemi e delle tradizioni inglesi ed americane. A Lord Bryce non venne mai fatto di pensare che vi fossero popoli adatti ed altri inadatti a godere della libertà, e ancor meno egli pensò di includere l'Italia nella seconda categoria. Nell'analisi delle democrazie moderne fatta da Lord Bryce, l'Italia non era certo ai primi posti, ma neanche agli ultimi. Una delle osservazioni fatte da alcuni scrittori sull'Italia dell'epoca prefascista fu che la percentuale degli elettori che votavano il giorno delle elezioni era piuttosto bassa. E difatti questa percentuale oscillò • tra il 55% ed il 60% dell'intero corpo elettorale. Trarre da questo fatto però l'illazione che la grande maggioranza della popolazione italiana fosse politicamente indifferente, o troppo ignorante per sapere come esercitare il suo diritto di voto, è completamente arbitrario. Prima di tutto bi– sogna considerare un fatto importante, e cioè ché migliaia e migliaia di elettori italiani. erano operai che al tempo delle elezioni si guadagnavano da vivere come emigranti- in Austria, Germania, Francia, Svizzera, nelle varie regioni mediterranee, nonché nell'America settentrionale e meridionale. In secondo luogo non esiste alcun popolo al mondo che possegga una educazione democratica cosf perfetta che ogni singolo cittadino vada alle urne il giorno delle elezioni. Le cifre sulla percentuale degli elettori che esercitano il loro diritto non hanno un valore assoluto ma solo un valore relativo, e l'Italia può sostenere il confronto con le altre nazioni. In Italia la percentuale dei votanti fu nel 1913 del 60,4% e nel 1919 del 56,6%. Negli Stati Uniti nelle elezioni presidenziali nel 1932 votò il 57% degli elettori, nel 1936 il 62% e nel 1940 il 65%. Dopo l'avvento del fascismo e per influenza della sua propaganda, l'ignoranza politica del popolo italiano divenne un dogma per i reazionari inglesi ed americani. Perfino uno storico serio ed equo come G. M. Tre– velyan, parlando delle "Cause storiche dell'attuale stato di cose in Italia" nella sua conferenza tenuta all'Università di Oxford il 31 ottobre 1923 . (London, Milford, 1923) affermò che gli italiani erano incapaci di osser– vare i metodi costituzionali di governo 4 : La gente mi domanda qualche volta, perché mai (nell'ottobre del 1922) gli ita– liani non effettuarono il cambiamento di governo che desideravano, per mezzo di ele- 3 Modern Democracies, opera in due volumi fu, in effetti, pubblicata nel 1921 e non nel 1920. Salvemini e La Piana tennero a citare quest'opera dello studioso irlandese di nascita e uomo politico James Bryce, perché questi era stato autore di un'altra opera fondamentale sulle istituzioni politiche statunitensi intitolata The American Commonwealth, pubblicata nel 1888 e piu volte ristampata, e perciò ben conosciuta dagli studiosi americani di cose politiche. 4 George Macaulay Trevelyan, morto nel 1962, uno dei maggiori storici inglesi di questo secolo, scrisse in gioventu i volumi su Garibaldi e Manio ben noti da noi nella traduzione italiana. 214 Biblioteca Gino Bianco

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