Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia nuovo Stato nazionale ed a sviluppare la vita economica ed intellettuale della nazione. Non occorre qui elencare in dettaglio i pr:ogressi compiuti dall'Italia libera durante quei cinquant'anni della sua nuova esistenza come nazione unita ed indipendente. Essi sono minutamente descritti in molte opere storiche, scritte non soltanto da italiani ma anche da storici francesi tedeschi ed inglesi~ che possono essere facilmente consultate dai nostri lettori. Una delle piu recenti tra queste opere storiche è quella di Bene– detto Croce, tradotta anche in lingua inglese. Nel 18~6, anno di difficoltà e di gravi disordini in Italia, Abbot Lawrence Lowell, professore di scienze politiche all'Università di Harvard, dette il seguente giudizio sull'Italia moderna: Gli uomini di Stato italiani hanno dovuto superare degli ostacoli considerevoli. Essi trovarono il paese diviso in molte regioni separate, ognuna delle quali con costu– mi e tradizioni proprie, ed alcune di esse socialmente male organizzate. Lo trovarono indifeso e povero, e in massima parte quasi privo di ferrovie e di telegrafi. Essi fusero queste regioni in una sola nazione_ alla quale diedero un'amministrazione uniforme e dei codici illuminati ... Essi crearono un grande esercito ed una flotta potente e dota– rono il paese di una rete di ferrovie e telegrafi. Non c'è da meravigliarsi se con tutto questo lavoro alcune cose furono tralasciate ed altre compiute imperfettamente, e se si dimostrasse che nell'istituire un governo libero in mezzo a un popolo con scarsa edu– cazione politica furono create alcune istituzioni in contrasto l'una con l'altra, o poco adatte alle condizioni del paese. La nazione non ha ancora risolto i suoi problemi, ma essa possiede due grandi vantaggi: il suo popolo è paziente e ragionevole in fatto di politica, e si è dimostrato pronto a sopportare l'enorme costo della rigenerazione na– zionale; · ed essa dispone di parecchi uomini, sia fra gli studiosi che nella vita pub– blica attiva che si rendono perfettamente conto delle sue difficoltà e cercan6 setiamente di risolverle. (Governments and Parties in Twentieth Century Europe, Boston, 1898, pp. 229-230.) G. Volpe, storico ufficiale del regime fascista, ha scritto nel suo li– bro L'Italia in cammino (Milano 1927, p. 59) Vi erano in Italia fermenti operosi e forze di rinnovamento e capacità di costrui– re... Non erano passati venti anni dalla breccia di Porta Pia, quando furono visibili agli osservatori piu attenti, i frutti di queste felici attitudini, di questa laboriosità, di que– sta capacità di rinnovarsi, di questa sensibilità agli stimoli del mondo circostante. L'uni– tà politica e l'azione di governo sollecitava, aiutava, valorizzava. Il lettore troverà nelle pagine di questo storico fascista un resoconto sommario dei progressi del regime liberale: l'equilibrio del bilancio, la co– struzione di strade e ferrovie, la bonifica delle terre, la creazione di indu– strie e l'espansione del commercio, la fondazione di scuole pubbliche e di istituzioni scientifiche, provvedimenti per la cons€rvazione dei tesori storici ed artistici dell'Italia, la legislazione sociale per la protezione del lavoro e per il benessere delle classi lavoratrici. Sarebbe facile rimproverare agli uomini politici pre-fascisti ogni genere di errori e di malefatte, di imprese sconsiderate, di occasioni non sfrut– tate, di spreco e di spese esagerate. Non tutti. i problemi che il paese · 211 17 oteca Gino Bianco

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