Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Ltz sorte dell'Italia loro valore e dei loro sacrifici e di promuovere fermento contro il regime fascista in Italia. Nel giorno del crollo del regime fascista poche mi– gliaia di uomini, bene equipaggiati e ben disciplinati, potrebbero fungere da nuclei di piu vasti organismi militari, e costituire lo scheletro delle for– ze per la difesa del nuovo regime politico. Chi controlla le piu importanti città in un paese come l'Italia, dotate come sono di un'amministrazione centralizzata, terrà l'intero paese. E ciò si verificherà tanto piu facilmente se la popolazione sarà nutrita e troverà lavoro, grazie ai rapporti amichevo– li fra governo provvisorio e potenze vincitrici. Questo piccolo esercito di italiani, contribuendo alla guerra di liberazione, renderebbe superfluo l'appog– gio di eserciti stranieri al nuovo regime. Machiavelli insegna che i profeti disarmati sono destinati alla sconfitta. D'altra parte, se gli uomini del nuo– vo regime dovessero fare assegnamento sull'aiuto armato straniero, essi sa– rebbero screditati, e sarebbe loro impossibile di affrontare col necessario prestigio morale le difficoltà giornaliere che si presentano ad ogni nuovo governo. Ma nulla fu mai fatto in questo senso. Le anime dei prigionieri di guerra italiani furono affidate alle cure di un Delegato Apostolico che nell'autunno 1941, condusse un folto gruppo di quelli che erano in Pa– lestina a visitare i luoghi santi a spese del Papa. L'Osservatore Romano, giornale del Papa, il 18 novembre 1941, si rallegrò di "questa iniziativa, certamente senza precedenti fra i prigionieri di qualsiasi guerra." Naturalmente non abbiamo nulla da obiettare al conforto spirituale che i prigionieri di guerra possono trovare nella religione e nell'assistenza religiosa dei sacerdoti; ma chiunque sappia fino a che punto il clero ita– liano, e specialmente quella parte di esso che compie opera missionaria in paesi stranieri, sia stato guadagnato al fascismo, difficilmente si aspet– terà che questi sacerdoti divèntino improvvisamente maestri di democrazia per i prigionieri affidati alle loro cure. Herbert Matthews trovò in India la seguente situazione: Politicamente. i prigionieri italiani sono tutti assai prudenti: alcuni sono fascisti arrabbiati, o agiscono come se lo fossero, ma la maggior parte di loro sono indifferen– ti, pur avendo cura di non opporsi a quelli che hanno una mentalità fascista. Alcuni ammettono di essere antifascisti. Il comandante ci disse che essi erano "atterriti" da qualunque cosa che avesse sentore di propaganda. Essi non vogliono ascoltare la radio, hanno paura di leggere i giornali, e, quando viene fatta qualche cosa per loro, sono pieni di sospetto (New York Times, 24 ottobre 1942). Questi "pochi" prigionieri, che ammettono di essere antifascisti devo– no davvero essere uomini coraggiosi e ostinati, se son pronti a sfidare non soltanto i loro sorveglianti fascisti ma anche i padroni britannici. Il Governo britannico si appellò alla Convenzione di Ginevra, che impegna i governi a non fare nessuna propaganda politica fra i prigionieri di guerra, come valida ragione perché non fosse permessa alcuna educazione democratica. In un momento in cui tutte le convenzioni sono state ac– cantonate, questo culto della Convenzione di Ginevra, che, fra parentesi, 193 BibliotecaGino Bianco

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