Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La, sorte dell'Italia prendere perché il Sottosegretario di Stato Berle,5 nel suo discorso del 14 novembre 1942, abbia detto agli italiani che essi debbono "cacciar via i traditori e gli stranieri che hanno trascinato l'Italia sull'orlo della rovina" e che abbia ricordato loro che "la libertà non è un dono, ma una con– _quista." Nondimeno fa piacere di potere osservare che finalmente qualcu– no abbia parlato di "traditori" al plurale, e non abbia biasimato "un uomo, ed un uomo soltanto." Né possiamo lamentarci che agli italiani sia stato detto finalmente che l'obbligo verso se stessi, deve avere la precedenza di fronte a qualunque altro obbligo che essi possano avere verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Sebbene sia evidentemente assurdo incitare gli italiani alla rivolta finché l'America e l'Inghilterra non saranno in grado di distruggere l'impalcatura militare fascista, non è affatto assurdo dire loro che non meriteranno alcuna considerazione fra i popoli che si rispettano, se non si guadagneranno la loro libertà, sollevandosi quando avverrà il crollo militare fascista. Ma come pos– sono conciliare gli italiani le esortazioni di Berle a ribellarsi, con la di– chiarazione di Davis, che nessuna ribellione viene incoraggiata? Ad ogni modo, c'è una politica che fu seguita con coerenza. "Questo Governo" ha detto Elmer Davis il 6 Dicembre 1942, "non radiotrasmette attacchi personali contro il Re Vittorio Emanuele." Da vis avrebbe anche potuto aggiungere che a nessuno è stato ~ai permesso di pronunciare invano il nome del Re d'Italia, o di trasmettere qualsiasi messaggio agli italiani, a meno che non si fosse limitato a maledire unicamente "un umo e un uomo sol– tanto." Aggiungasi che 1'8 giugno 1942, all'ascoltatore italiano delle tra– smissioni americane ad onde corte venne scodellato un piatto di infantili inesattezze storiche in lode di Carlo Alberto, bisnonno dell'attuale Re d'Italia. La Costituzione da lui elargita agli italiani nel 1848 fu tanto lo– data da far sembrare piu che sensato per gli italiani di domani di rimet– terla in vigore sebbene l'attuale Re l'abbia totalmente accantonata. In pari tempo, Sir Gerald Campbell, aiutante del Visconte Halifax, ambasciatore britannico negli Stati Uniti, ci ha detto che "sebbene l'Italia possa desiderare di ritirarsi da.Ila guerra, il paese non ha nessun capo, col quale le Nazioni Unite possano negoziare," ed ha espresso la speranza che "un siffatto capo si farà avanti" (New York Herald Tri– bune del 7 novembre 1942). Senza dubbio Sir Gerald si rende conto che, mentre sotto una libera costi,tuzione un capo dell'opposizione esiste sempre, sotto una dittatura, invece, un capo, anche potenziale, che minacci di fare opposizione, ap– pena si presenta, viene spedito all'altro mondo senza tante cerimonie: Mat– teotti sperimentò questo principio della legge fascista. Chi può predire quale sarà il capo francese che sorgerà, quando Pétain e Laval saranno stati mandati a raggiungere l'ombra di Darlan? Pensa forse Sir Campbell 5 Adolphe Berle jr., giurista e professore alla Columbia University, fu autore di un im– portante studio sulle società anonime. Collaboratore di Roosevelt fino dagli inizi del New Deal ricopri durante la guerra la çarica di ~ottosesretario agli Esteri. 185 Biblioteca Gino Bianco

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