Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione lutazione del valore del soldato ùaliano (smentita da non pochi episodi di eroismo individuale e collettivo in Africa e nella guerra navale e aerea), mentre si sarebbero dovute comprendere le ragioni psicologiche dello "scio– pero militare" di non pochi reparti e 1,'ncoraggiare i militari italiani ad imi– tarli; il correre dall'eccesso di denunziare le responsabilità del solo Musso– lini, all'altro di non fare distinzione tra regime fascista e popolo italiano; il silenzio completo sulla sorte riservata al popolo italiano nel dopoguerra e sul rispetto della integrità del suo territorio nazionale in caso di sconfitta, non comprendendo l'utilità di inserire un cuneo tra governanti fascisti e opinione pubblica italiana. Cosz pure, non sr,'faceva nulla per rieducare democraticamente le masse di prigionieri italiani cadute in mano degli' in– glesi e per separare fra loro i fascisti dagli antifascisti. Salvemini suggerz che si ristampassero o facessero circolare tra i prz'gionieri opere storiche e politiche che servissero a dare a quegli uomini cresciuti sotto il fascismo nozioni della tradizione democratica italiana dal Risorgimento al 1922 non– ché dei valori etico-politi"ciche sono alla base dei regimi democratici. Tali idee furono ospitate sulle colonne di The New Statesman and Nation del 17 maggio 1941 e fatte circolare come suggerimento di "un amico italiano che ha dedicato il meglio della sua intelligente attività alla lotta contro ·l f · " z ascismo. Quanto alla politica americana, mentre Salvemini aveva seguito con pieno consenso l'opera di Roosevelt che era riuscito a fa.re del suo paese "l' arse– nale della democrazia," mediante la Legge sul Prestito e Affitto, e mentre aveva approvato l'estensione senza indugio del Lend Lease alla Russia dopo l'attacco hitleriano, già affioravano nel suo spirito i primi dubbi. Poco gli piacque la nomina di Myron Taylor a rappresentante perso– nale del Presidente Roosevelt presso il Vaticano. Fu questa un'astuta mossa rooseveltiana, perché evitando di accreditare ufficialmente un diplomatico statunitense presso il Papa, si aggfrava l'ostacolo dell'approvazione del Con– gresso in un paese in maggioranza protestante, nel quale la completa sepa– razione dello Stato dalla Chiesa è uno dei cardini della Costituzione. Era evidente il proposito di Roosevelt di aprire un canale diretto di comuni– cazione col Vaticano, che gli consentisse di scambiare idee e informazioni circa la sorte dell'Italia nel dopoguerra. Dispiacque pure a Salvemini che Roosevelt ricevesse alla Casa Bianca il pretendente al trono d'Austria Otto d'Asburgo, il quale aveva dichiarato pubblicamente di volere organizzare una legione austriaca reclutata negli Stati Uniti che combattesse a fianco delle truppe delle Nazioni Unite. Salvemini temette che ciò rivelasse la simpatia del Dipartimento di Stato e dello stesso Roosevelt per il disegno della restaurazione nel dopoguerra dell'impero degli Asburgo nell'Europa centro orientale. Roosevelt aveva mille problemi sulle braccia, e i timori di Salvemini erano probabi.lmente esagerati. Tuttavia gli sembrò opportuno protestare in tempo contro questo progetto assurdo e retrivo rivelante nel Dipartimento di Stato una scarsa conoscenza della realtà dell'Europa. Va registrata in questi anni un'accentuazione di spirito anticlericale nel- XVII BibliotecaGino Bianco

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