Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione Salvemini era persuaso di potere aiutare i'l popolo ùalt'ano piu effi'cace– mente nella sua nuova qualità di' cittadino americano. Da esule avrebbe do– vuto misurare le parole e muoversi· con prudenza per non venir meno ai doveri di gratùudine verso il paese che gli aveva offerto asilo polùico, mentre da cùtadino americano avrebbe potuto levare piu alta la sua voce in difesa del popolo italiano. Inoltre, se fosse rimasto un esule, qualunque sua dichi·a– razione o suo atto, poteva veni're interpretato come quello di un uomo che nutri'va ambi'zi'oni politi'che personali i'n Italt'a. Viceversa, avendo egli preso la cittadinanza americana, nessuno avrebbe potuto pretendere che la sua difesa della causa italiana dinanzi· all'opt'nione pubblica americana fosse det– tata da ambizione personale. Nel peri'odo che va dal crollo della Francia a Pearl Harbour, Salvemini segui attentamente la condotta polùi"cadella guerra del governo di' coalizione • inglese capeggiato da Churchill, La resistenza del popolo inglese ai bom– bardamenti tedeschi lo riempi di.ammirazione, ma l'antica diffidenza verso i tories si rinfocolò di' fronte ad alcuni sintomi· di' una politica inaccettabile nella questione italt'ana. C hurchi'll "leader vi'ri'ledi una virile nazione," decùa a resùtere a fondo per conservare la propria libertà, era pur sempre l'uomo che a partire dal 1927, e ripetutamente dopo di allora, si era affannato a rila– sciare pubblt'd attestati di ammi'razione a Mussolini e al fascismo. Natu– ralmente, le cose erano cambi'ate da quando Mussolini' aveva osato sfidare l'Inghi'lterra entrando i·n guerra a fianco di Hitler. Ma gi'à nel suo discorso del 23 di'cembre 1940, quando Churchill dichiarava che "un uomo ed un uomo solo," Mussolini, era responsabi'le per aver trascinato il paese in guerra contro i suoi· interessi, egli' esonerava da ogni corresponsabilità il re Vittorio Emanuele, e tutti i gruppi che avevano appoggi'ato il fascismo. Fin da que– sto dùcorso di Churchill era evidente che i governanti i'nglesi vedevano la soluzione della questione italiana nel dopoguerra in una restaurazi·one mo– narchico-conservatrice. Ce n'era abbastanza per indurre Salvemi'ni a scen– dere senza indugi· in campo contro Churchill, dimostrando che quel "solo individuo" non avrebbe potuto compiere tutte le sue malefatte senza la cooperazione della monarchia, dei comandi militari, dei grandi industriali e proprietari terrieri, e, last but not least, senza l'appoggi·o del Vaticano, che coi Patti' l.Ateranensi aveva reso "rùpettabile" dinanzi all'opinione pub– blica mondiale i"lregime capeggi'ato dall'avventuriero romagnolo. Vi erano altri segni inquietanti. Il governo inglese lasciò che il capo del governo jugoslavo i'n esilio a Londra, generale· Simovich, dichiarasse pubblicamente alla radio la volontà della Jugoslavia di annettersi nel dopo– guerra Trieste, Gorizi·a e l'Istria occidentale senza alcuna presa di posizi·one uffidale dei governanti inglesi i·n senso contrario. Alcuni pubblicisti inglesi espressero nei loro scrùti le ambizioni dei circoli dell'Ammiragliato inglese i quali' non fecero mùtero di voler impossessarsi a guerra finita di alcuni porti della Sicilt'a e della Sardegna come basi per la fiotta i·nglese del Me– diterraneo. Seguendo la stampa inglese, attraverso i ritagli che degli amici gl'jnviavano dall'Inghilterra, Salvemini poté constatare gli errori della sva- XVI BibliotecaGino Bianco.

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