Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America avevano fatto il possibile per im~dirgli di trascinare l'Italia nella mischia. Implicitamente, il Times suggerivà cos1 ai suoi lettori l'idea che quei mem– bri della Casa Reale italiana avrebbero in futuro potuto far qualcosa per fare uscire l'Italia dalla guerra. Questa sembra essere stata anche l'o– pinione del Governo britannico, giacché il Primo Ministro Churchill, nel suo discorso trasmesso attraverso la B.B.U al popolo italiano il 23 di– cembre 1940, disse che "un uomo, e un uomo soltanto, contro la volontà della Corona e della famiglia reale d'Italia, contro il Papa e l'autorità del Vaticano, contro i desideri del popolo italiano" aveva condotto l'Italia 1n una lotta micidiale contro l'Impero Britannico. Un giornalista americano, R. G. Massock, che si trovava in Italia in quell'epoca, e che ebbe occasione di osservare direttamente la reazione del popolo italiano al discorso di Churchill, scrisse a p. 299 del suo ltaly /rom within, che quel discorso "fu magistrale come retorica, ma fece un fiasco completo." Non occorre possedere un'intelligenza superiore per comprendere che "un uomo, e un uomo soltanto" non avrebbe potuto obbligare 45 milioni di Italiani ad entrare in guerra contro il volere della famiglia reale, dell'esercito, della Chiesa, e della stessa popolazione. Un solo uomo non avrebbe potuto imporre il suo volere, se non fosse stato spalleggiato da un sistema di governo che gli consenti di aver ragione di ogni opposizione e, certamente, i capi e i sostenitori di un siffatto sistema politico sono altrettanto responsabili dei suoi cattivi risultati. L'azione di "un uomo" diventa l'azione di molti; "l'uomo" è l'esponente del sistema. Addossando solo a Mussolini, e non a tutto il regime fascista l'intera responsabilità della guerra dell'Italia contro l'Inghilterra, e esortando il popolo italiano a sbarazzarsi di "un uomo e un uomo solo," Churchill diceva alla grande maggioranza degli italiani i quali non sep– pero mai, e mai sapranno cosa farsene del fascismo, che essi dovrebbero limitarsi a sostituire un fascismo senza Mussolini, al fascismo con Muso– lini, e tutto andrebbe per il meglio. Nello stesso discorso Churchill, parlando di Mussolini, disse: "Non posso negare che sia un grand'uomo," ma aggiunse poi che dichiarando guerra all'Inghilterra questo grand'uomo divenne un "criminale." Di. con– seguenza, "è venuta certamente l'ora in cui la monarchia ed il popolo italiano dovrebbero dire una loro parola su queste gravissime questioni; è certo che l'esercito italiano dovrebbe occuparsi della vita e del futuro dell'Italia." Quei fascisti italiani che sono ancora devoti a Mussolini, avranno certo apprezzato che Churchill abbia ammesso la grandezza del Duce, ma debbono essersi chiesti per quale strano scherzo del de– stino un grand'uomo potesse da un giorno all'altro diventare un criminale, semplicemente per aver dichiarato guerra all'Inghilterra. Nel dicembre del 1940, le cose non andavano troppo bene sui vari campi di battaglia per l'Inghiterra, ed i fascisti italiani non poterono fare a meno di pensare che, dopo tutto, il "grand'uomo" aveva pur ragione, e che bisognava ap– poggiarlo con tutti i mezzi nel compimento della sua grande opera. 180 Biblioteca Gino Bianco

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