Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia legione austriaca che avrebbe dovuto combattere a fianco dei soldati americani, presupponeva dei disegni politici circa il futuro dell'Austria; in altre parole, faceva supporre che il Governo americano avrebbe appog– giato la restaurazione dell'Impero asburgico. È difficile immaginare che questo passo potesse esser giustificato con necessità di carattere militare, come nel caso di Darlan, o anche da precau– zioni militari, colle quali si pretende di giustificare la politica da noi se– guita verso il regime falangista di Franco in Spagna, consistente nel col– marlo di favori e regali. Evidentemente il Ministero della Guerra non ha riflettuto che non vi sono tanti austriaci atti alle armi negli Stati Uniti da poter formare neppure un modesto battaglione e tanto meno una legione, a meno che Stimson non consideri come austriaci tutti i cecoslovacchi, i ruteni, i polacchi, gli jugoslavi e gli italiani che prima del 1918 face– vano parte dell'Impero asburgico. È chiaro che se non avesse dovuto esprimere un movente politico, il gesto del Ministero della Guerra avrebbe avuto un significato puramente simbolico. Ancora piu equivoco, per usare un termine eufemistico, è stato l'at– teggiamento del Dipartimento di Stato nei confronti dell'Italia. Per quanto J:X>Ssiamo giudicare, da ciò che è trapelato circa i piani escogitati in . segreto e con discrezione dagli alti circoli, i nostri diplomatici a Washing– ton sarebbero decisi a sostituire Mussolini con un Darlan o Pétain ita– liano, tratto dai ranghi fascisti, civili o militari. Se un siffatto p~ano sarà portato a compimento, la monarchia dei Savoia rimarrà come garanzia contro ogni rivoluzione di carattere radicale. Una coalizione di ex ge– rarchi, di grandi uomini d'affari e di clericali sostenuti dal Vaticano, as– sumerebbe il governo del paese, sotto la protezione degli eserciti di occu– pazione americani ed inglesi. Alcune delle leggi fasciste piu estremiste verrebbero abolite, qualche concessione verrebbe fatta per salvare la fac– cia delle democrazie anglosassoni, ed il nuovo regime, a quanto pare, ver– rebbe acclamato come l'adempimento delle clausole della Carta Atlantica e dei princip1 cosI energicamente proclamati dal Presidente Roosevelt. 1 Fra la soluzione adottata per l'Africa e quella per l'Italia c'è però questa differenza: gli An1ericani presero l'iniziativa nell'affare africano e, come Eden disse alla Camera dei Comuni, si addossarono cosI l'in– tera resJ:X>nsabilitàper la loro collaborazione con gli uomini di Vichy; nell'affare italiano, invece, i piani inglesi erano stati preparati molto tempo prima che il Dipartimento di Stato avesse fatto alcun cenno circa le sue intenzioni riguardanti l'Italia. L'l l giugno 1940, il giorno dopo che Mussolini si era im– barcato nella guerra contro la Francia e l'Inghilterra, il Ti·mes di Londra informò i suoi lettori, che il Re d'Italia il Duca d'Aosta e il Principe Ereditario non erano d'accordo con la politica bellicosa di Mussolini, e che 1 Secondo F. D. Roosevelt, una democrazia per essere tale doveva salvaguardare "le _quattro libertà fondamentali," che sono la libertà di parola, di religione e la liberazione dalla paura e dalla miseria. 179 15 b1u11oteca Gino Bianco

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