Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione borò un lungo dattiloscritto che per qualche anno divorò alcune ore del suo tempo. Nel dicembre del 1940 gli amici furono meravigliati nell'apprendere che Salvemini aveva deciso di prendere la cittadinanza americana. Quali ragioni potevano avere indotto un uomo le cui principali decision·i erano sempre state dettate da impulsi morali a fare un passo che poteva apparire in con– trasto con tutto il suo passato? Nell'estate del 1940 la Francia era stata sconfitta e l'Inghilterra resi– steva ancora, ma si trovava a dovere affrontare con i paesi del Common– wealth gran parte dell'Europa caduta sotto il controllo di Hitler. Gli Stati Uniti· erano militarmente impreparati, e l'opinione pubbHca era divisa tra in– ternazionalùti· e ùolazfonisti. La, causa delle istituzioni· democratiche nel mondo era 1:nperi·colopiu di quanto non lo fosse mai stata durante la pri– ma guerra mondiale. Le poco liete vi·cende del ventenm·o fra le guerre non giustificavano al– cun ottimismo, e la vittoria dell'Europa continentale orgam'zzata dalla Ger– mania contro l'Inghilterra appariva possibile. Se Hitler fosse riuscito a i'm– possessarsi della fiotta inglese la posizione degli Stati Uniti' sarebbe divenuta critica. Diventare cittadino ameri'cano in quel momento significò per Salve– mini legare le propri'e sorti personali nella buona e nella cattiva fortuna· a quel paese che appariva come il futuro difensore dei princip1, democratici. Nell'estate del 1940 nessuno avrebbe potuto prevedere un capovolgimen– to delle sorti della guerra nel volgere di pochi anni. Inoltre, la pugnalata di Mussolini nella schiena della Francia e l'aggressione mussoliniana con– tro la Grecia avevano suscitato in Salvemini un disgusto tale da fargli sen– tire quasi· il bisogno fisico di rompere ogni residuo legame con uno Stato e con un governo colpevoli di simili delitti. La, natura del giuramento di fedeltà alla Costituzione degli Stati Uniti fece il resto. "È una formula magnifica" disse Salvemini, rispondendo alla radio alle domande di un intervistatore circa la sua naturalizzazione. "Gli i·mpegni che vi· sz·chiede di assumere sono soltanto giuridici e politici. Vi si chz·ede di troncare i vostri legami col governo del vostro paese di origine, ma non col popolo e colla civiltà del vostro paese natale. E vi si chiede di giurare fedeltà alla Costùuzione del vostro paese di· adozione e cioè ad un ideale di vita." Queste parole furono poi citate in un suo parere dal giu– dice della Corte Suprema degli Stati Uniti Felix Frankfurter 1 amico di Sal– vemini. In questa sua intervista alla radio egli ammise che nel caso che gli Stati Uniti fossero entrati in guerra contro i regimi totalitari, avrebbe ri– sposto al loro appello anche contro l'Italia, sebbene "con un tragico senso di dolore," ché gli Stati' Uniti avrebbero allora combattuto contro "un regi– me d'ingiustizz·a." E una volta che la guerra fosse stata vinta dalle demo– crazie, avrebbe chiesto all'America· di "dare una pace.giusta ai vinti, perché senza giustizia non vi sarebbe stata mai pace." 1 Nel documento n. 493 degli Atti della Corte, ottobre 1943. xv BibliotecaGino Bianco

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