Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Il Th F . f r: . ,, e ruits o rascism Ciò non significa che il libro, frutto della sua piuttosto· tardiva con– versione, sia cattivo o inutile. Quanto piu si afferma la verità meglio è. Certo, nell'esaminare questo tipo di pubblicazioni che potrebbero avere per titolo: "ora ve lo possiamo dire," il pubblico americano si renderà conto che gran parte di quel che ha letto per vent'anni nel New York Times era proprio il contrario della verità. Matthews trascorse Ìa maggior parte del tempo a Roma nell'atmosfera malsana ed artificiale dei giornalisti, degli uomini politici e dei funzionari governativi fascisti. Di conseguenza, egli afferma che fra gli italiani sono ' frequenti "la furberia, il cinismo, la mancanza di scrupoli morali, la battuta brillante, i fuochi di artificio"; e che "il Parlamento significava assai poco per l'italiano medio, e cosf pure la libertà di stampa, di parola e di religio– ne"; che "la vera accusa che deve esser mossa all'Italia è il cinismo e l'irresponsabilità con cui il popolo accettò la politica criminale dei suoi capi, compresa la pugnalata alla schiena della Francia," e non, dobbiamo mai di– menticare, che "gli italiani volevano trarre profitto dai trionfi tedeschi, gli sciacalli volevano la loro parte del bottino," etc. etc. E tuttavia Mat– thews ama tanto gli "italiani,"· e spera che i suoi figli "ameranno sempre l'Italia e gli italiani." Se gli italiani fossero tutti come quelli che ama Mat– thews, io non esiterei a sostenerè che dovrebbero essere sterminati fino al– l'ultimo, uomini, donne e bambini. Ma tengo a dichiarare che non tutti gl'italiani sono di quella spe– cie. Lo stesso Matthews, dopo aver ricordato che un giornalista fascista aveva scritto: "noi italiani dovremmo essere e sapremo essere piu brutali dei nazisti," aggiunge: "non avrebbe dovuto dire 'noi italiani' ma 'noi fa– scisti,' perché gl'italiani non sono brutali e non potranno mai esserlo." Matthews avrebbe dovuto tener costantemente presente questa distinzione fra i "fascisti" con i quali se la faceva a Roma e che tanto amava, e gli "italiani." Giolitti, che governò l'Italia quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914, aveva tutti i difetti, ma non era né brillante né volubile. Quanto alla fur– beria, al cinismo, e alla mancanza di scrupoli morali, giurerei che pochi uomini politici anglosassoni sfigurerebbero al suo confronto. Un latino pec– ca e si confessa. Un anglosassone pecca, se ne dimentica, ed incolpa chiun– que altro di quegli stessi peccati clìe egJi ha dimenticato. Se Matthews fosse stato meglio informato sulla vita politica italia– na anteriore al fascismo avrebbe saputo che, se è vero che il Parlamento significava poco per l'italiano medio, (ma che significato ha il Congresso per l'americano medio?), gl'italiani tenevano J.?10lto allt libertà di parola e di stampa, e la libertà di religione era rispettata in Italia non meno che in . qualsiasi altro paese. I giornalisti italiani di idee · democratiche che era– no stati messi nell'impossibilità di esercitare il loro mestiere all'epoca in cui Matthews lavorava a Roma, resistettero all'attacco fascista fra il 1924 e il 1926 con coraggio, dignità ed eroismo. Non sono si<:uroche in· qual– siasi àltro paese i giornalisti avrebbero saputo comportarsi come si comport::\- 159 Biblioteca Gino Bianco .,.

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