Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America a che vedere coi dogmi religiosi, e noi abbiamo il diritto di discuterne come abbiamo il diritto discutere la politica del governo di Roosevelt. Ora, in Italia il Vaticano si è legato al regime fascista, come si è legato in Spagna al regime di Franco,_ e in Francia al regime di Pétain, anche se in Francia la resistenza del basso clero ha costretto Pio XII ad astenersi da quell'aperta collaborazione con Pétain attuata quando sembrava che la vittoria nazista fosse imminente. Legato com'è in Italia al regime fascista, Pio XII deve rendersi conto che il crollo del fascismo porterà all' aboli– zione di quei privilegi che il suo predecessore Pio XI ottenne per la Santa Sede e pel clero cattolico attraverso gli accordi del Laterano del feb– braio 1929. Molti vescovi, arcivescovi e cardinali italiani, famosi per la loro connivenza servile colla dittatura fascista, dovranno passare dei brutti quarti d'ora quando il regime crollerà. Una delle maggiori difficoltà che il governo democratico italiano del dopoguerra dovrà superare sarà quella di · impedire una violenta reazione contro quella parte del clero cattolico che si è troppo apertamente compromessa col fascismo. Perciò Pio XII sta fa– cendo di tutto per salvare il salvabile del regime fascista dal totale naufragio. Ed ecco che qui entra in scena l'episcopato americano e quelle orga– nizzazioni politiche che sono sotto la sua influenza. I cattolici possono far traboccare la bilancia nell'elezioni americane, specialmente nello Stato di New York i cui voti elettorali possono decidere dell'elezione del Presi– dente. Attraverso l'influenza dello State Department americano, la gerarchia cattolica in America si sta servendo della forza elettorale che essa possiede negli Stati Uniti per salvare il regime fascista in Italia e impedire un suo crollo definitivo. Temo che il nostro Dipartimento di Stato, avvicinandosi le elezioni pre– sidenziali del 1944, non sia capace di abbandonare l'attuale erronea poli– tica. Eppure i destini del mondo sono oggi nelle mani dei cittadini ameri– cani, ed a sua volta la sorte della democrazia americana dipenderà dall'aver dato una soluzione giusta o erronea ai problemi mondiali del dopoguerra. Auguriamoci che l'integrità morale ed il buon senso del popolo america– no compiano il miracolo di rimettere l'uscio sui cardini, prima che giunga il momento di eleggere un nuovo Presidente. Auguriamoci che i nostri capi vogliano cambiare opinione prima che sia troppo tardi. Ma ciascuno di noi deve fare la sua parte. E ognuno di noi deve dire apertamente al Pre– sidente Roosevelt ora, e non nel 1944, che noi abbiamo avuto fiducia in lui per molti anni, e che ameremmo continuare ad averne per molti anni ancora, ma che egli non può continuare a fare il giuoco del Vaticano e al tempo stesso far la parte del liberale progressista. Se il Presidente non sce– glierà di essere dalla nostra parte saremo noi ad essere costretti a dichiarar- . . . c1 suoi avversari. 150 BibliotecaGino Bianco

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