Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Nel nuovo asserto del mondo, se si vuol garantire la pace, ogni go– verno dovrà accettare di fare la propria parte in questo compito, che non consiste nel giudicare tutte le controversie internazionali, ma nell'imporre in tutte le controversie internazionali la supremazia della legge. Per chiarire questo punto, supponiamo. che fosse esistito, nell'estate del 1938, quando Hitler minacciava la Cecoslovacchia, un effettivo desi– derio di difendere la pace negli Stati Uniti, nell'Inghilterra, nella Francia e nella Russia. Anche se le pretese di Hitler fossero state giuste, il meto– do della minaccia e del ricatto da lui adottato avrebbe automaticamente messo in moto contro di lui una coalizione per difendere la pace. Con– tro di essa Hitler sarebbe rimasto impotente. Non avrebbe scatenato guer– ra, perché avrebbe capito che, se l'avesse fatto, sarebbe stato battuto. Era sorta una controversia tra la Germania e la Cecoslovacchia. Doveva es– sere risolta. Sarebbe stata nominata una commissione di arbitri per metà da Hitler e per metà dalla Cecoslovacchia, che sarebbe stata presieduta da un arbitro scelto o dagli stessi membri della commissione o dalla Corte In– ternazionale dell'Aia. La commissione avrebbe tenuto nel giusto conto le rimostranze di I-Iitler, le avrebbe vagliate, e avrebbe indicato le misure da prendere per soddisfare quelle che non fossero risultate prive di fondamento. Il sistema internazionale sorto per la difesa della pace, non deve agire come il giudice che decide la lite ma come il poliziotto che, in tutti i casi, costringe tutte e due le parti in causa a ricorrere al tribunale, e fa in modo che esse rispettino il predominio della legge. Le commissioni di arbitrato, scelte caso per caso, elaboreranno le proprie decisioni secondo le esigenze di ciascun caso. Anche qui dobbiamo pagare uno scotto, se vogliamo la pace. Dob– biamo dimenticare il vecchio slogan: "sarò sempre dalla parte della mia patria, sia che abbia torto o ragione." Dobbiamo seguire l'insegnamento di Schurz, il grande cittadino americano di origine tedesca, che nel secolo scorso ci dette un'altra parola d'ordine, una parola degna di un po– polo consacratosi agli ideali della pace e della giustizia: "mi sforzerò di mantenere la mia patria nel giusto se è nel giusto, e di farla ritornare nel giusto se è nel torto. 112 Se accettiamo questo punto di vista nelle relazioni internazionali, dovre– mo compiere ancora un altro sacrificio. Vi è una differenza di mentalità fra i popoli delle cosiddette grandi potenze e quelli delle cosiddette potenze minori. I popoli dei paesi minori, oggi sono di fatto alla mercè dei pesci piu grossi, e devono essere sem– pre pronti ad obbedire alla loro volontà. Devono ringraziare Dio se la loro pretesa sovranità nazionale non viene brutalmente calpestata, e se qualche artificio diplomatico, che salvi la faccia, riesce ad evitare scandali troppo 2 Il liberale tedesco Cari Schurz emigrò negli S. U. dopo i moti rivoluzionari del 1848 in Germania. Divenuto cittadino americano, si distinse come ardente riformatore. Sostenitore e amico di Lincoln fu nominato ministro dell'Interno· nel 1876 al tempo della Presidenza di Hayes. 118 BibliotecaGino Bianco

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