Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'idolo sacro della "sovranità nazionale" americani furono profondamente turbati da quanto accadeva in Europa in quegli anni tragici; non furono mai isolazionisti dal punto di vista morale, e come tali erano sempre pronti ad esprimere una condanna morale. Ma erano isolazionisti dal punto di vista militare e politico, ossia non avevano alcun desiderio di spingersi oltre le condanne di carattere puramente morale. Il loro senso morale non era sostenuto dalle armi. E nelle relazioni internazionali i sentimenti senza le armi sono sterili. Se ciascuna delle Nazioni Unite, non appena sarà finita questa guerra, o non appena le ferite della guerra comincer~nno a rimarginarsi, riprenderà ad agire per proprio conto, indipendentemente dalle altre, riavremo entro ven– t'anni una guerra mondiale, . e cos1 via ogni vent'anni, a meno che la na– zione piu forte non riesca a sottomettere e a tenere sottoposti tutti gli altri popoli per sempre.· ' Le Nazioni Unite devono restare unite dopo la guerra e gettare le fon– damenta di un nuovo ordine mondiale che garantisca la pace fra tutti i popoli della terra. Qua.rido si afferma che l'isolazionismo americano è morto e sepolto, si afferma che gli Stati Uniti non si tireranno indietro dinanzi ad un compito tanto fondamentale. Su questo punto sembra che vi sia accordo tra la stragrande mag– gioranza dei cittadini di questo paese. Moltissimi non si terrebbero fermi, però, a questa conclusione, se si ren– dessero conto di tutte le conseguenze implicite nell'affermazione che gli Stati Uniti devono partecipare al compito di mantenere la pace nel nuovo assetto politico mondiale del dopoguerra. Se siamo d'accordo sul fatto che il prezzo della pace consiste nell'es– ser pronti, da parte nostra, a minacciare l'impiego delle armi per prevenire lo scoppio della guerra, e perfino a far uso delle armi per punire il paese che entra in guerra, dobbiamo trarne le conseguenze logiche. Cbloro che, con la massima serietà, si impegnano a socco;rrere il loro vicino se resta vittima di un attacco, e intendono mantenere a qualunque costo la propria parola, dovrebbero rinunciare a una parte importante della propria "libertà personale." Quando si verificasse una situazione di emer– genza, essi dovrebbero rinunciare ad ogni altra attività e affrontare il ri– schio di combattere, di essere feriti e finanche di farsi uccidere per tener fede al proprio impegno. . I gangsters non rinunziano alla minima particella della loro libertà per– sonale. D,i conseguenza, ciascuno di essi è in stato di guerra perpetuo con la comunità. I cittadini degni di questo nome pongonb dei limiti alla pro– pria libertà personale per non vivere alle mercè dei gangsters. L " . ' . 1 " ' 1 h 1 "lib ' a sovran1ta naz10na e e per un paese que c e a erta perso- nale" è per l'individuo. Una "sovranità nazionale" illimitata implica il di– ritto di minacciare e di fare la guerra ogni volta che un paese ritenga che ne valga la pena. La "sovranità nazionale" illimitata equivale a banditi- 115 11 oteca Gino Bianco

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