Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione liani indirizzandosi all'opinione pubblica. democratica progressista con artico– li e saggi in i'nglese. I due giri di conferenze e i corsi di lezioni negli Stati Uniti' permùero a Salvemim' di vi'vere senza preoccupazioni economi'che in Francia la mag– gi·or parte del tempo itra i"l 1929 e il 1932. Furono quelli' gli anni i'n cui partedpò alla fondazione del movi·mento di Giustizia e Libertà e alla reda– zione del suo programma politico con Carlo Rossellt', Emilio Lussu e Alberto Tarchiani, in cui collaborò ai "Quaderni" del Movimento G. L., e scrùse e pubblicò il suo vivacissi'mo Mussolini diplomate. Tornò una terza volta i'n Ameri·ca nel 1930. Mediante contatti· presi in precedenza coll'aiuto di ami'ci'zie allacdate durante le precedenti vùite, fu invitato a tenere corsi su argomenti di storia italt'ana i·n istituti superiori d1: cultura come le Università di Y ale e di H arvard. Quando Salvemi'm• giunse negli· Stati Uniti per fissarvi stabilmente la sua residenza, il paese era sconvolto dalla maggi·ore crù1:economica della sua storia. Simpatt'zzò naturalmente con le riforme economiche e sociali del New Deal. Ma da buon meridionale itali'ano allevato nella politica della scarsità rimase meravigli'ato nel constatare quali cifre astronomiche il governo spen– desse per i lavori pubblici, per i sussidi di disoccupazione e per le altre mùure di' previdenza sodale, e non poté fare a meno di notare gli enormi sprechi· del pubblico danaro che solo un paese ricco come l'America poteva permettersi. L'andata al potere di Hitler, l'avvi·cinarsi di un altro conflitto, anziché stimolare l'americano medio a prendere cosdenza del pericolo che ciò com– portava per la sopravvivenza delle ùtituzioni democratiche non solo in Eu– ropa ma nel suo stesso paese, avevano avuto l'effetto opposto di rafforzare le tendenze isolazionistiche. Sembrava che gli ameri·cani, tutti presi dalle loro difficoltà interne, non avessero che un solo pensiero: quello di' restare estra– nei al confiitto che si avvidnava, lasciando che gli europei se la sbrigassero da soli. Lo stesso Roosevelt, tanto sensibile ai problemi interni', non volle o non seppe opporsi allo stato d'animo prevalente nell'opt'nione pubblica e nei circoli dirigenti· dei due maggiori partiti. Le leggi di neutralùà del 1935 e del 1937 che ponevano l'embargo all'invio di materiale bellico fuori del paese, sia nelle guerre internazionali che in quelle civili, furono approvate qu_andoera Presidente. · Nel 1939 Roosevelt dovette pubblicamente riconoscere che la legisla– zione di· neutralùà aveva i'ncoraggiato gli aggressori nel confiùto ùalo-eu·o– pico e nella guerra civi'le spagnola, e aveva danneggiato i paesi aggrediti che non poterono ri'fornirsi di' armi acquistandole negli Stati Uniti". Salvemi'ni che aveva critt'cato aspramente la "commedia delle sanzi'oni" ed aveva perciò polemizzato coll'amico Tarchi'ani, piu incline di lui a cre– dere alle buone i'ntenzioni dei tori es nel fare opposi'zione a Mussolt'ni e nel difendere gli ideali della Società delle Nazioni, che aveva bollato l'indegna "pol.ùi 'ca di non i'ntervento" nella guerra di Spagna rùoltasi in un'altra atro- '.X BibliotecaGino Bianco

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