Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Il mito di Mussolini passati, né di venire a contatto con gli italiani che non vivono a Roma e che, fortunatamente per la loro salute intellettuale e -morale, non hanno niente a che fare con i giornalisti. Perciò non fa meravigli~ che i Packard siano persuasi che "la storia" dividerà "certamente" la dittatura di Mussolini in due parti: la prima che andò dalla fine del 1922 alla fine del 1934 e fu caratterizzata dalla sua collaborazione con le potenze democratiche europee, comprese la Francia e l'Inghilterra. Durante questo periodo Mussolini "svolse un buon pro– gramma sociale" "protezione della maternità ed infanzia, sicurezza sociale per i lavoratori, costruzioni edilizie e bonifiche, miglioramento generale delle condizioni sanitarie, impianti di energia idroelettrica e riforme agrarie di ogni specie." La seconda parte ebbe inizio nel 1934 quando Mussolini progettò la guerra etiopica. "Da quel momento egli divenne una minaccia al– la pace mondiale, tralasciò le riforme interne e si concentrò nella costruzione di una macchina bellica a fini di conquista." Se i Packard avessero approfondito un po' di piu le loro ricerche, avrebbero appreso che dal 1925 al 1934, non meno che negli anni se– guenti, Mussolini fu costantemente in urto con la Francia; che divenne una minaccia alla pace mondiale dal 1934 in poi non perché nel 1934 egli fosse diventato cattivo, ma perché Hitler era andato al potere in Germania, e quindi Mussolini era finalmente in grado di allearsi con qualcuno che poteva effettivamente sfidare il resto dell'Europa; che Mus– solini condusse la guerra in Etiopia nel 1935-1936 col pieno consenso del governo francese e sottomano grazie alla connivenza del governo inglese; che il suo intervento in Spagna dal 1936 al 1939 fu compiuto d'accordo col Foreign Office britannico e che, perciò, non è vero che egli divenne una minaccia alla pace mondiale solo quando cominciò a trovarsi in disac- d 1 " d . h " cor o con e potenze emocrat1c e. Quanto alle riforme interne di Mussolini esse, o erano state realizzate dai governi prefascisti,. o erano riforme sulla carta, fatte per gettare polvere negli occhi, o sarebbero state realizzate da chiunque fosse al potere in Ita– lia, perché nessun governo avrebbe potuto sperperare miliardi di introiti annui senza fare qualche briciola di bene in un qualche settore, anche se nel frattempo faceva una infinità di male in tutti gli altri. Comunque, ringraziamo il cielo che i Packard non ci ammanniscano per l'ennesima volta le storielle dei treni che arrivano in orario e dei mendicanti che sono spariti dalle strade. Il giorno in cui si diffuse la notizia dell'imminente ·dichiarazione di guerra di Mussolini agli Stati Uniti, gl'impiegati italiani della United Press "avevano l'aria smarrita e desolata." Il capocamerlere del ristorante fre– quentato dai Packard disse loro: "È terribile per l'Italia, è la fine di tutto." "Portava anche lui il- distintivo fascista," continuano i nostri coniugi, "eppure parlava dei fascisti come· se non fosse uno di loro." Alla fine del pasto offd ai Packard una bottiglia di champagne "come una specie di dono d'addio," poi disse: "possiate tornare presto." Quan~o 103 Biblioteca Gino Bianco

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