Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America ficata e livellata. Che cosa intendiamo sostituire all'opera di Hitler dopo la distruzione della macchina militare tedesca? Ricostruiremo un esercito francese, un esercito polacco, un esercito belga, con i loro rispettivi stati maggiori? Ripristineremo le vecchie barriere doganali? Ricercheremo fra le rovine del vecchio mondo europeo i resti delle classi dominanti screditate? Spezzeremo di nuovo l'Europa in un mosaico di piccoli Stati sovrani in con– trasto gli uni con gli altri, in modo che i tories del Foreign Office in– glese possano riprendere il vecchio gioco dell'equilibrio delle forze, e cioè dell'anarchia europea suscitatrice di periodiche guerre? O piuttosto, ap– profittando della distruzione dei vecchi Stati sovrani operata da Hitler, non faremo sorgere sul terreno da lui livellato un nuovo sistema di sicu– rezza collettiva creando una forza di polizia sovrannazionale? Certo, qualsiasi uomo di buon senso dovrà ammettere che non appena · sarà finita la guerra, le forze armate delle Nazioni alleate - fra cui quelle dell'Inghilterra e dell'America saranno predominanti - dovranno imposses– sarsi delle posizioni-chiave della Germania e ·dei paesi occupati dai na– zisti o loro vassalli, eliminando cos1 la loro sacrosanta "sovranità.,, Quanto tempo durerà questa occupazione armata non sappiamo. La sua durata di– penderà in larga misura dal grado maggiore o minore di disorganizzazione . economica e politica che seguirà il crollo militare tedesco. Ma è ovvio che essa avrà una certa natura e durata se sarà intesa come occupazione intergovernativa avente il compito di mantenere assoggettati i paesi scon– fitti, ed una natura e durata del tutto diversa se sarà intesa come mezzo per spianare la via ad una forza di polizia realmente sovrannazionale, a cui sia affidata la sicurezza collettiva. Non ignoriamo certo le difficoltà tecniche che dovrebbero essere su– perate se e quando si dovesse creare una forza di polizia sovrannazionale, Ma la maggior difficoltà è di carattere morale e non tecnico. Dobbiamo ren– derci conto ed ammettere che è vano agitare la bandiera della pace fra le nazioni se non viene abolita l'anarchia internazionale che deriva dalla illimitata sovranità nazionale, non soltanto per quanto riguarda gli altri po– poli, ma anche per quanto ·riguarda noi stessi. Se noi, dopo aver disarmato i paesi vinti, non saremo disposti ad attenerci alle decisioni di un' organiz– zazione sovrannazionale, nelle cui marti tutti gli Stati nazionali abbiano de– posto una parte della loro sacrosanta sovrantà, e se non saremo disposti a disarmare a favore di un esercito sovrannazionale, noi avremo la III guerra mondiale prima ancora che Lord Vansittart possa pensarlo. Non c'e altra scelta: o un ordine mondiale basato sulla limitazione della sovranità nazionale, sulla sicurezza collettiva, e su una forza di po– lizia sovrannazionale, o la sovranità nazionale illimitata con le sue inevitabili conseguenze dell'anarchia internazionale e delle guerre e delle ambiguità di– plomatiche piu o meno bene escogitate. I paesi che posseggono costitu– zioni democratiche sono giunti ad un bivio: o si dimostreranno capaci di istituire un sistema di cooperazione volontaria, sovrannazionale, basato sul– la giustizia e sulla ragione, o, prima o dopo, saranno costretti ad arrendersi 86 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=