Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vìsta dall'America glesi ed americani dovrebbero venire ad un accordo con Stalin per sta– bilire chiaramente quali debbano essere i confini occidentali della Russia sovietica, quando la nuova Europa emergerà dall'attuale cataclisma. Coloro che nella speranza di ingannare Stalin alla fine della guerra evitano di affrontare ora questo problema, stanno soltanto ingannando se stessi. Dato che essi si rifiutano di soddisfare ora le richieste di Stalin, Stalin alla fine della guerra avrà diritto a reclamare territori molto piu vasti di quelli della Russia Bianca e dell'Ucraina, circa i quali il governo po– lacco in esilio si rifiuta di fare alcuna concessione. Certo, alla fine della guerra, Stalin potrebbe non mantenere la parola data. Egli non è né mi– gliore né peggiore del generale Sikorski, tanto per fare un esempio. Ma il risolvere questo problema ora, dietro sua richiesta, anche se l'accordo do– vesse non essere osservato in seguito, potrebbe avere una grande influenza psicologica sulla situazione europea. Una delle armi piu efficaci della pro- • paganda nazista e fascista consiste nell'agitare lo spauracchio del bol– scevismo perfino fra vasti strati delle classi operaie che non apparten– gono a quel "proletariato rivoluzionario" di cui sognano e si riempiono con– tinuamente la bocca i marxisti ortodossi. Se sarà risolto il problema dei confini occidentali della Russia, e se l'accordo sarà annunciato ufficialmen- te, i gruppi clandestini non comunisti saranno dappertutto rafforzati. Se al contrario la questione verrà lasciata avvolta in un velo d'incertezza, i gruppi non comunisti perderanno in efficienza. Il fatto che questo ac– cordo non sia stato raggiunto è secondo me un elemento che depone as– sai male circa la situazione diplomatica e militare, e che avrà gravi conse– guenze sulla sistemazione generale del dopoguerra. E la colpa non può essere addossata a Stalin. Una volta chiarita l'attuale situazione equivoca tra Russia Sovietica e Nazioni Unite, sorgerà un secondo problema. A Michele Chinigo, un giornalista americano che fu in Italia fino alla fine del 1941, alcuni capi antifascisti, e perfino dei funzionari che sono fascisti solo pro forma, rivolsero le seguenti domande: Quale sarà l'assetto che l'America intende dare al mondo dopo la guerra? Quale è la sorte che l'America riserva al popolo italiano? Dovremo patire le conseguenze di avvenimenti che siamo stati costretti a subire?... Questi uomini che hanno già scelto i capi in camicia nera a cui faranno la pelle il giorno della vendetta nazionale ita– liana esigono che si risponda ora a queste domande. (Boston Daily Record, 3 febbraio 1942). Tutti gli uomini e le donne pensanti in Italia come in altri paesi euro– pei, esigono che sia data una risposta a questi quesiti. Churchill ha detto ai francesi che la Francia riavrà il suo posto fra le grandi nazioni; ed è giusto. Ma agli italiani non è stato mai detto quale è il futuro che deb– bono attendersi. Li crediamo forse cosf stupidi da non comprendere il si– gnificato di questo silenzio? 78 BibliotecaGino Bianco

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