Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'Ame1'ica cezionale abilità che viveva m Italia nel 1940, c1 ha raccontato come funziona questo sistema 3 : Le classi dell'alta e media borghesia avevano i loro gio;nali svizzeri ed i loro apparecchi radio ad onde corte. Le classi popolari raccoglievano molte notizie servendo a tavola o ascoltando la conversazione che aveva luogo nel salotto. Il loro metodo di diffusione delle notizie di bocca in bocca era diventato rapidissimo ed entusiastico an– che se non era accuratissimo. Un richiamo lanciato da una cucina faceva accorrere in un batter d'occhio tutti i domestici di un palazzo sui balconi che davano sul cortile. Il lattaio portava le notizie da una casa all'altra ed il "corriere" che portava i polli e le uova dalla campagna serviva da tramite fra la città e la campagna. (Il morale nel– l'Italia fascista in tempo di guerra, in The American Journal of Sociology, Nov. 1941, p. 436). Stiamo raggiungendo questi nostri alleati in Italia? E in caso contra– no perché? La prima cosa di cui hanno bisogno i nostri alleati del movimento clandestino in Italia è di avere notizie brevi ed esatte. La conversazione giornaliera di cinque minuti che una volta Elmer Davis faceva per il pub– blico americano sarebbe adattissima anche per l'Europa. 4 Non solo bisogna evitare di dire bugie,. ma bisogna anche evitare _come la peste qualsiasi reticenza o ritardo nel dare le notizie. Dopo venti anni di incontrollata "propaganda" fascista, gli italiani sono diventati mae– stri nell'arte di saper leggere tra le righe, d'interpretare le cose taciute e di cogliere il tono depresso ed il senso di sconfitta che si nascondono die– tro le ambiguità e le banalità. Verso la loro stampa e la loro radio gli ita– liani nutrono un'invincibile senso di sfiducia. Noi possiamo far tesoro di questo disprezzo se riusciamo a persuaderli che la nostra radio non intende ingannarli. Dando loro notizie che sono sfavorevoli a noi insegneremo loro a credere nelle nostre notizie anche quando sono sfavorevoli ad Hi– tler e M ussolt'ni. E questi due signori saranno costretti a smettere di na– scondere o ritardare l'annuncio di fatti spiacevoli, se i nostri servizi d'in– formazione avranno acquistato credito per il semplice fatto che non ricor– rono a questi trucchi. E allo stesso tempo, ammettendo francamente le nostre sconfitte e i nostri fallimenti, daremo prova della nostra forza morale e della nostra decisione incrollabile molto piu efficacemente che non vantandoci del numero di aeroplani che saranno pronti nel 1943 o dei chili di carne e dei litri di latte che ogni soldato americano ingerisce ogni giorno. E quando le azioni militari volgeranno a nostro favore, soltanto se la gente non avrà dubbi sulla nostra sincerità le nostre notizie provo– cheranno azioni immediate e violente. 3 Saville R. Davis fu prima di Pearl Harbour corrispondente dall'Italia del quotidiano di Boston "The Christian Science Monitor." 4 Elmer Davis era un radiocommentatore assai popolare prima che il Presidente Roosevelt lo nominasse capo dell'Ufficio delle Informazioni di Guerra. 76 BibliotecaGino Bianco

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