Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Gesuitismo progressista dotti a disapprovare la gerarchia ufficiale durante la guerra civile spagnola e condannarono il massacro degli operai di Vienna "in gran parte in se– guito e per l'influenza dei giudizi dei non cattolici su questi avvenimenti." E qui mettiamo il dito su un'altra piaga. Dato che i cattolici progressisti non osano provocare scandali, se non li provocassero i non cattolici la gerarchia cattolica reazionaria avrebbe sempre mano libera. I cattolici pro– gressisti hanno la possibilità di fare qualcosa di concreto solo quando la gerarchia cattolica reazionaria viene investita dai pericolosi uragani di pro– teste fatti dai non cattolici. Solo allora la gerarchia lascia mano libera ai cattolici progressisti e li lascia uscire allo scoperto a salvare il salvabile dal disastro incombente. Ma appena si placa la burrasca democratica, la gerarchia reazionaria riprende il controllo del meccanismo, e i cattolici pro– gressisti vengono battuti e scompaiono perché non desiderano "provocare scandali." Questi fatti dovrebbero esser tenuti presenti da quella brava gente non cattolica che non può costituire un Comitato senza cercare col lan– ternino almeno un cattolico progressista che conceda al comitato l'onore di farne parte. Quando hanno raggiunto questo agognato scopo, otten– gono anche un curioso risultato: il Comitato non può piu prendere alcu– na iniziativa che possa dispiacere alla gerarchia cattolica, perché ciò cree– rebbe uno scandalo col quale nessun cattolico progressista può avere niente a che fare. Cos1 la gerarchia cattolica diventa tabu per qualsiasi orga– nizzazione progressista, della quale un solo cattolico progressista sia di– venuto membro. Noi nutriamo un profondo rispetto per quella piccola minoranza di cattolici progressisti che credono nel Vangelo e che, all'interno della co– munità cattolica, combattono una battaglia perduta in partenza nella spe– ranza di mutare la disposizione di animo dei loro dirigenti clericali. Fin quando essi opereranno tra i propri simili svolgeranno un lavoro prezioso anche se non destinato al successo. Ma, spinti dalla loro entusiastica "volontà di credere," essi scambiano i loro desideri per realtà, s'immagi– nano di essere la "Chiesa di domani," e ci dicono che non dobbiamo di– sturbare il Vaticano e il clero nella loro azione, perché questo scandaliz– zerebbe i fedeli, e perché criticando la "Chiesa di oggi" comprometterem– mo il sorgere della "Chiesa di domani." Non vi è nel loro animo alcuna intenzione di ingannarci. Ma il fatto è che essi sono una minoranza impo– tente guardata dall'alto in basso dalle autorità costituite della Chiesa Cattolica, e che, se dessimo loro ascolto, essi agirebbero fra i cittadini progressisti non cattolici, con la maggiore sincerità del mondo, come quinta colonna della gerarchia dalla mentalità gesuitica o reazionaria. 53 BibliotecaGino Bianco

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