Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo Poco di quello che deve cominciare da domani è avvenuto finora. A me non si è mai offerta la possibilità di prender contatto, ecc., di discutere ndte assemblee, ecc., di esprimere, ecc. L'invito è opportuno soprattutto per quel che riguarda il contatto. Sarebbe assai spiacevole se questi benedetti sindacati si ·riducessero, nel concetto della maggioranza degli iscritti, a una specie di società di assicurazione. Nel periodico Problemi del Lavoro, febbraio 1933, un operaio sottolineò il fatto che neppure i lavoratori ~' intelligenti e competenti" possono '' dire molte verità utili a sapersi, 11 per le seguenti ragioni: "I) che riunioni di categoria non ne vengono tenute regolarmente; 2) che spira sempre un'aria di diffidenza e di paura tale che nessuno si vuole esporre alle conseguenze di essere accusato certamente e immancabilmente come oppositore al regime con non desiderabili conseguenze personali e familiari." In un articolo nella rivista Gerarchia, maggio 1935, si legge: "La massa, (...) è ancora lontana dal sindacato, e stenta a viverne integralmente la vita. Si tratta di una diffidenza che forse [ !] ha origini lontane, che in passato " la giustificavano, ma che oggi appunto per l'azione del partito, dovrebbe [ !] essere superata. 1111 Il Lavoro Fascista, IO luglio 1935, disse che questo articolo era "cosI pieno di comprensione, cosI completo, cosf consono al momento, che merita di essere rilevato. 1112 Nel regime fascista in tutti i tipi di associazione l'amministrazione è affidata interamente nelle mani dei consigli direttivi nominati dall'alto, e i membri sono a ciò del tutto estranei. Nella Unione nazionale ufficiali in congedo i membri non devono neppure prendersi il disturbo dell'iscrizione perché sono iscritti d'ufficio. Neppure possono dimettersi se non desiderano apparire come oppositori del regime, nel qual caso perderebbero il loro grado e ritornerebbero a essere soldati semplici, come persone che hanno "svolto un'attività in contrasto con gli interessi della Nazione. 1113 Quando i fascisti parlano di organizzazioni operaie che decidono di partecipare a una qualche dimostrazione, mandare telegrammi di augurio e di fedeltà al Duce, concludere contratti di lavoro, ecc., dobbiamo sempre tenere a mente che ciò significa che tutte queste iniziative vengono prese non dai membri dell'organizzazione, ma dai funzionari. Nel gennaio 1934 un documento ufficiale doveva ammettere che "l'asso– ciazione elementare, quella che deve vivere a contatto intimo e continuo 11 D. GARDINI, Il "partito unico" come strumento della rivoluzione continua, in "Gerar– chia," maggio 1935, pp. 416-17. [N.d.C.] 12 Alla affermazione di un socialista che nei sindacati fascisti "i lavoratori non possono far sentire la loro voce," Sir Leo Chiozza-Money replicò con il seguente inoppugnabile argo– mento: "Posso soltanto invitarlo ad andare e investigare di persona" (''Forward," 9 agosto 1930). GoAD e CURREY, The Working of a Corporate State, cit., p. 96, hanno la sfacciataggine di scrivere: "Nel sindacato il singolo produttore, sia esso datore di lavoro o lavoratore, è portato direttamente in contatto con i suoi compagni, per dividere con essi interessi e problemi comuni. [ ... ] Ciascun lavoratore o datore di lavoro è chiamato a prendere parte nelle deci– sioni e nella direzione della linea di condotta dei sindacati." Miss Haider (Do We Want Fascism?, cit., p. 20) capisce benissimo che i lavoratori "non prestano un interesse attivo e costruttivo alle vicende dei loro sindacati, ma al piu si conservano apatici, limitando i loro rapporti al pagamento delle quote e alla accettazione dei contratti collettivi stipulati dai sin– dacati." n Legge 24 dicembre 1928. 62 Bibloteca Gino Bianco

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