Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Come si scrive la storia devano di alcun monopolio. Il fascismo, almeno in teoria, contava sulla libertà di associazione e sull'iniziativa delle minoranze: "Tutti, liberi di riunirsi nelle associazioni o sindacati che vorranno, per fini consentiti dal– le leggi. Ma lo Stato intende riconoscere e riconoscerà solo i sindacati che rispondano a determinate condizioni morali. 119 Nel 1932, scriveva: "Il fascismo fa affidamento massimo, se non esclusivo, sul volontarismo e sulle minoranze. Tutti sono liberi di riunirsi nelle associazioni o sindacati che vorranno. 11 L'organizzazione fascista non è "coatta e unica per le varie categorie"; ma invece il "risultato di libera vita associativa. 1110 Pitigliani ci insegna che la legislazione fascista "non rifiuta di am– mettere la coesistenza delle associazioni di fatto," accanto a quelle legali, tuttavia egli osserva che questa forma di organizzazione "non ha avuto alcuno sviluppo pratico." Le organizzazioni sindacali socialiste e cattoli– che "tra il 1922 e il 1926 persero ininterrottamente terreno"; dopo l'ap– provazione della legge del 1926, per esse "non c'era piu logicamente al– cuna possibilità di coesistenza. " 11 Pitigliani non si dette la pena di chiarire il mistero impenetrabile che- circonda le azioni di violenza illegale e di pressione legale con le quali si rese quella coesistenza logicamente im– possibile. I.S. Munro, corrispondente da Roma del londinese Morning Post, al quale Mussolini ha conferito il titolo di commendatore della Corona d'Ita– lia, ci assicura che "l'iscrizione non è obbligatoria; la vera attrattiva è quella dell'interesse personale. " 12 L'addetto commerciale dell'ambasciata inglese a Roma ci informa che, "oltre le organizzazioni di categoria (organizzazioni ufficiali di datori di lavoro e dipendenti), altre associazioni sindacali possono esistere ed esi– stono di fatto, ma non hanno il potere di vincolare coloro che non ne sono membri agli accordi collettivi." Come esempio di queste organizzazioni di fatto cita l'Associazione italiana tra le società per azioni, e l'Associazione cotoniera. Ma spiega che il personale della prima associazione proviene dalle direzioni nazionali delle confederazioni dell'industria e bancaria, e avrebbe potuto aggiungere che si tratta semplicemente di un ufficio studi di queste due organizzazioni, privo di vita autonoma. Quanto alla secon– da, egli ci informa che "esisteva sino a poco tempo prima." In merito alle organizzazioni di fatto dei lavoratori, egli dice: "Nessuna associazione ope– raia [sindacato] è sopravvissuta alla rivoluzione fascista, ad eccezione di alcune società di mutuo soccorso." Queste ultime, tuttavia, sono state po– ste sotto il controllo del Partito fascista, un fatto che evidentemente non è noto all'addetto commerciale inglese. 13 9 VoLPE, Lo sviluppo storico del fascismo, in La civiltà fascista cit., p. 27. 10 VOLPE, Storia del movimento fascista, in B. MussoLINI, La dottrina del fascismo, Milano- Roma, Treves, 1932, pp. 119, 121. 11 PITIGLIANI, The Italian Corporative State, cit., pp. 20, 30-31. 12 I. S. MUNRo, Through Fascism to World Power, London, A. MacLehose, 1933, p. 341. 13 R. M. A. E. TURNER(Commercia! counsellor to His Majesty's Embassy at Rome), Eco– nomie Conditions in Italy dated July 1933, n. 558: Department of Overseas Trade, London, H. M. Stationery Office, 1933, p. 158. 39 Bibloteca Gino Bianco

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