Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo secondo il grado dell,impiegato, da mezz'ora a un'ora, e dimezzava il compenso per il lavoro straordinario. Il segretario provinciale dei sindacati fascisti era presente e avver– tf gli impiegati che dovevano accettare le nuove condizioni senza discussioni o com– menti.9 Nessuna meraviglia, quindi, se i sindacati fascisti rimanevano deserti come il Sahara. Nel giugno 1924 un sindacalista fascista degli operai side• rurg1c1, l'on. Bag11asco, in un memoriale a Mussolini scriveva: Le masse lavoratrici, venute al sindacalismo fascista dietro l'azione travolgente del partito, ora, pur senza allontanarsene sfiduciate, rimangono perplesse e scettiche sull'efficacia del nostro movimento sindacale, e ingrossano inconsapevolmente la massa grigia degli inerti, che resta in attesa passiva degli eventi, senza portare al loro svi– luppo alcun contributa- di azione e di passione. Alcune frazioni dei nostri aderenti, comprendenti, convien/ riconoscerlo, operai moralmente e tecnicamente evoluti, sono oggi, piu che ieri, tentati di riaccostarsi alle leghe rosse, non tanto per ragioni politiche propriamente dette, quanto perché l'azione del sindacalisn10 non li attira. 10 Nel 1narzo 1925 si presentò l'occasione, in Lombardia, di misurare fra gli operai metallurgici le forze fasciste e quelle antifasciste. Il sindacato fascista operai metallurgici di Brescia era in conflitto con i datori di lavoro. Siccome non si arrivava a nessun accordo, i fascisti proclamarono uno sciopero" Subito i capi della socialista F.I.O.M. (Federazione italiana operai n1etallurgici) - una delle poche organizzazioni operaie che non era stata ancora sciolta - ordinarono che lo sciopero fosse esteso a tutta la Lom– bardia. Ciò avrebbe significato non soltanto l'estensione dello sciopero, ma un fronte unito di sindacati socialisti e fascisti. Sorpresi da questa mossa inaspettata, gli industriali e i capi fascisti si affrettarono a raggiungere un accordo. Ma il 17 marzo, quando i fascisti revocarono lo sciopero, i capi della F.I.O.M. ordinarono che esso fosse continuato per un altro giorno. Essi volevano dimostrare che la gran massa degli operai era con loro e non con i fascisti. I giornali che pubblicarono l'ordine furono sequestrati dalla polizia. Tuttavia la voce si propagò. Di centomiìa scioperanti, ottan– tamila continuarono lo sciopero il 18 marzo. Nella sola Milano, su 35.000 operai solo 5.697 obbedirono all'ordine dei fascisti. Compiuta questa mani– festazione, gli operai ripresero tutti insieme il lavoro. A Torino, il 4 aprile 1925, tra i 18.000 operai delle officine Fiat-mo– tori, ebbero luogo le votazioni per eleggere il consiglio della associazione assistenziale della fabbrica. Votarono il 94 per cento degli operai. Non ci fu nemmeno un voto fascista! • Talvolta è successo che gli organizzatori fascisti, dopo aver concluso un nuovo accordo coi datori di lavoro in materia di condizioni di lavoro, abbiano indetto tra gli operai un referendum per accettare o respingere il loro operato. L'accordo del marzo 1925 nell'industria metallurgica di Trie- 20 9 La notizia di questo fatto è stata comunicata all'autore da uno degli impiegati della banca. 10 AvARNA DI GuALTIERI, Il fascismo, cit., p. 117. BiblotecaGino Bianco

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