Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari ze e per emigrare nell'America meridionale. La gente minuta mantenne co– scienziosamente i suoi impegni di solidarietà, di umanità, di onore. Molti, che nel 1925 furono i distributori del Non Mollare, entrarono, dopo il 1929, nelle file di "Giustizia e Libertà," il movimento diretto da Carlo Rosselli. E li ritroveremo, poi, nella Resistenza del 1943-1944. Dal- 1'" Italia Libera" al Non Mollare, dal Non Mollare a "Giustizia e Libertà," e da "Giustizia e Libertà" alla Resistenza, il filo non si spezzò mai. Firenze è la città che diede, forse, i fascisti piu feroci, ma anche gli antifascisti piu. fedeli all'impegno di "non mollare." Aggiunta a p. 480. Dopo la prima pubblicazione di questo libro, la mia buona amica, avvocato Olga Monsani, mi inviò la lettera seguente, 27 dicembre 1955. La riproduco nella sua integrità, perché non solo consente di ricostruire i fatti in base alle testimonianze immediate dello stesso Bandinelli, ma con– tribuisce a far sentire quale fu l'atmosfera morale nella città di Firenze in quei giorni borgiani [G. S.]: Nel 1925 io lavoravo in uno studio legale del quale erano clienti tanto il padre del fascista Luporini, quanto il rag. Bandinelli. Ricordo che la mattina del 3 ottobre eravamo tutti angosciati per la piega presa dagli avvenimenti ed avevo la precisa sensa– zione che qualche cosa di grave fosse imminente. Poiché Ella non creda che fossi una mezza strega con qualità divinatorie, mi basterà dirLe che dello studio faceva parte anche Ilario Tarchiani e che, con lui, anch'io, sia pure molto modestamente, mi occu– pavo del Non Mollare. All'imbrunire del 3 ottobre, dalla mia finestra che dava sulla Piazza dell'Unità udii rumore di spari e vidi bagliori di fiamme levarsi al di là delle case di Via S. Antonino. Ebbi la precisa sensazione che succedesse qualche cosa in casa del Bandinelli, che era proprio in quella direzione. Mi precipitai ad avvertire i colleghi ed uscimmo tutti. Mi accompagnarono a casa. Io stavo allora al Canto dei Nelli dalla parte di Piazza Madonna, ad un ultimo piano. Da una finestra della mia casa, vedevo quelle della casa Bandinelli. Seppi da mia madre che era stato ucciso il Luporini ed era stato massacrato un altro (il Becciolini) che io non conoscevo. Dalla finestra vedemmo le masserizie dei Bandinelli che i fascisti con- tinuavano a gettare giu dalle finestre ed a cui davano poi fuoco sulla strada. Ricordo ancora il rombo sinistro di un pianoforte quando si sfasciò al suolo. Non mi riuscf di stare a casa quella sera e piu tardi uscii. Mi avventurai in Via dell'Ariento; c'erano dei rottami ancora fumanti, ma tutto sembrava tranquillo ormai. Andai poi allo studio e prelevai alcuni fascicoli d'affari che riguardavano il Bandinelli ed altri e che potevano essere pericolosi. Ricordo, tra l'altro, un fascicolo dove esistevano molte cambiali firmate da un facinoroso fascista contro il quale ave– vamo iniziato una esecuzione. Temevo (come infatti si tentò, senza riuscirvi, il giorno dopo) che anche il nostro studio fosse saccheggiato, proprio per impadronirsi di questi documenti. La mattina seguente, molto presto, tornai ancora allo studio per continuare il mio lavoro di ricerca e di... epurazione, quando poco prima delle otto suonò il tele– fono ed una voce lontana mi disse che parlava ''l'amministratore della Fattoria Digerini– Nuti.,, Si trattava del Bandinelli che telefonava da Calenzano. Capii subito e gli risposi che stesse tranquillo, che qualcuno di noi si sarebbe recato da lui al piu presto, proba- 494 Bibloteca Gino Bianco

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