Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti van presidente n1i domandò se riconoscevo fra gli imputati l'assassino. Non aveva ancor finito che io - puntando l'indice contro l'Ermini - gridai: "Eccolo H, il quarto della prima fila..." "È proprio lui," riconobbe il presidente. Quando il presidente mi chiese se non avevo nulla da aggiungere, io mi accin– gevo a dire alcune parole sulla crudeltà del delitto e sulla figura di mio marito, quando fui interrotta dal rumore altissimo degli avvocati, del pubblico e degli imputati. Allora rivolta al presidente gli gridai: "Come, non volete nemmeno che dica chi era mio marito?" Il presidente impose silenzio e mi permise di parlare. Ricordai allora quale era stata la vita di lavoro e di studio di mio marito. Ricor– dai che era mutilato di guerra, nominato aiutante di battaglia sul campo e decorato al valore. Ricordai le sue invenzioni per ottenere la maggior resistenza possibile delle case al terremoto ed al fuoco, invenzioni che gli avevano fruttato nove premi a varie esposizioni europee; ricordai gli apparecchi che aveva inventati per i mutilati delle gambe e delle braccia; ricordai che, quando venne ucciso, con la sua azienda, dava da vivere a trecento famiglie di operai; ricordai quello che era stato come padre di fami– glia, come cittadino e come uomo politico. E rivolta all'Ermini lo investii: "Questo vedi, era mio marito. Lui la faceva grande l'Italia, e tu la porti nel fango. Come hai potuto ucciderlo? Non pensasti che uccidendo lui ne ammazzavi tre? Non pensasti che mi strappavi la cosa piu santa e piu sacra della mia vita? Non sapevi che era padre? Ed ora, vedi, vivo d'angoscia e non trovo piu pace in nessun luogo. Ma ti auguro che continuamente la tua coscienza sia tormentata e la giustizia divina piombi su di te. Infine potei andarmene. Vennero poi interrogati il mio. ragazzo ed i m1e1 cognati. I difensori, per fare un ricatto, non volevano poi che io partissi. Solo alle otto di sera - dichiarando che non potevo piu fermarmi per la mia malferma salute - potei lasciare Chieti. Ho poi saputo che un testimone d'accusa era stato gravemente minacciato e non aveva potuto completare la propria deposizione. E seppi anche, dai miei testimoni, che trovandosi essi in una trattoria a Chieti udirono dei testimoni avversari che - com– mentando la mia deposizione - dicevano che sarebbe stato ben difficile liberare l'Er– mini, dopo il mio sicuro riconoscimento, e si confidavano le loro preoccupazioni perché, essendo tutti i testimoni falsi, non sapevano come sarebbe andata a finire se si fosse incominciata a conoscere la verità. Fra questi testimoni falsi vi era anche una signorina che doveva provare l'alibi per il Senesi. Il caffettiere Pietro Serpieri, nostro testimone, impaurito, al processo de– pose come vollero i fascisti ed ebbe in compenso 250 lire. Egli ha avuto la faccia tosta di vantarsene anche con me, dicendo che se il Senesi era fuori poteva ringraziare lui!. .. Gli imputati furono tutti assolti. A Firenze ci furon messi alla porta di casa i carabinieri. Gli assassini, tornati nel nostro rione, si divertivano a venire sotto le nostre finestre ad urlare insulti ed a portare in giro con l'automobile i carabinieri. Dalla società Lloyd Sabaudo mi giunse una lettera, in cui mi si avvertiva che non potevano darmi i biglietti perché erano stati ritirati i passaporti. Io ero a letto malata. Mio figlio andò allora dal questore in persona e si fece intendere. Se non ci .t;estituivano i passaporti, sarebbe andato a Roma ed avrebbe messo di mezzo tutti quanti. Era troppo grossa quella di ritirarci i passaporti dopo averceli concessi, soltanto perché avevamo osservato la legge, rispondendo all'invito di andare a deporre al processo. Il giorno dopo i passaporti ci vennero finalmente consegnati. Alcuni giorni dopo l'assoluzione, nella trattoria Bianchi al Madonnone venne fatto un banchetto in onore degli assassini. C'era anche il nostro ex compagno Cuitelli. La moglie di Console non solo non si costituf parte civile, ma non si presentò neanche come testimone per riconoscere eventualmente gli assas- 492 Bibloteca Gino Bianco

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