Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari L'ordine delle rappresaglie fu mandato ai fascisti dei dintorni. A San Baronto la villa del gran maestro della Massoneria, Domizio Torrigiani, fu data alle fiamme. La ondata arrivò a Prato, ad Arezzo, ad Anghiari, a Montemurlo. La domenica, 4 ottobre, una banda di fascisti, partita da Pontassieve, arrivò a Firenze, alle 8 di mattina, e associatasi a camerati fiorentini, sac– cheggiò il negozio dei fratelli Breschi in Piazza Vittorio Emanuele, e quello dei fratelli Fini, in Via Cerretani. Si impadron1 di un autobus in Piazza del Duomo, ne scacciò i passeggeri, obbligò il conducente ad andare in Via della Mattonaia, e qui saccheggiò la casa del ragioniere Carrer. Un'altra banda saccheggiò la sartoria Rossi, in Via Tornabuoni, e ritentò di sfondare la porta di casa Pieraccini che ancora resisté. Nei sobborghi squadre andarono in giro sparando revolverate in aria, distribuendo manganellate alla cieca, e ordinando a tutti di starsene chiusi in casa. Carlo Rosselli e Nello (tornato proprio in quei giorni dalla Germania) _ sfuggirono al destino assegnato agli uomini del Non Mollare, perché si trovavano a Rignano sull'Arno, e informati di quanto avveniva a Firenze, si rifugiarono presso Umberto Morra di Lavriano a Cortona. Finalmente, nel pomeriggio del 4 ottobre, il prefetto si svegliò: pub– blicò un'ordinanza, che proibiva ogni pubblica riunione di pi-6. che cinque persone nella città e nella provincia. Piu ancora, il segretario nazionale del Partito fascista, il famigerato Farinacci, mandò da Roma l'ordine: "Fer– mate ogni rappresaglia in nome del presidente del consiglio." Ed il segre– tario della federazione provinciale fascista fece eco: "In nome dell'amato Duce e dell'on. Farinacci, ogni sorta di rappresaglie deve immediatamente ,, cessare. Non Mollare rifiutò di obbedire all'amato duce. E pubblicò un altro numero, datato 5 ottobre, ma stampato certamente alcuni giorni dopo. Vasco Badii lo ha conservato religiosamente fino ad oggi. Passando di mano in mano quel foglio perdé l'angolo in alto a sinistra (che portava il numero d'ordine), e minaccia tuttora di perdere l'angolo in basso a destra. In esso il lettore troverà le notizie sul memoriale Pinzi arrivate da Parigi e non pubblicate nel numero precedente, e una relazione sommaria sulle prodezze fatte dai fascisti fiorentini nei giorni precedenti. Non si può negare che Carlo Rosselli e Traquandi ebbero un bello stomaco a pubblicare quella roba proprio allora. Ma finché si era trattato di sfidare processi e condanne, chi era pronto a sacrificarsi aveva il diritto di correre quell':ilea. Ora invece si provocava all'assassinio di innocenti gente alla quale era assicurata l'impunità. Non Mollare, dopo avere lanciato quell'ultima sfida, cessò. La storia non finisce qui. La mattina del 5 ottobre, Roberto Farinacci, segretario nazionale del Partito fascista, arrivò a Firenze per "fare una inchiesta." E il resultato fulmineo della inchiesta fu consacrato in un comunicato ufficiale e in un articolo da lui firmato per la Nazione del 6 ottobre. Secondo Farinacci, il 486 Bibloteca Gino Bianco

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