Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti t1ari di revolverate. Altri tentativi contro gli appartamenti dell'ex deputato socia– lista Frontini, del prof. Gaetano Pieraccini, andarono pure a vuoto. Invece la casa del deputato socialista Baldesi, assente con la famiglia, fu invasa e saccheggiata. Lo stesso avvenne alla casa dell'industriale Egidio Volpi. Un socialista, Luciano Ferro, fece a tempo a fuggire per i tetti in pigiama, men– tre tutto quel che possedeva era distrutto. Il socialista, professor Mariotti (che era stato già piu volte bastonato) dové la vita alla intelligenza precoce del suo bambino undicenne. Questi, nulla sapendo di quanto avveniva in città, ma vedendo nella strada, vicino al portone di casa, un insolito movimento di figure sospette, andò di sua iniziativa incontro al padre sulla via che doveva percorrere, e lo mise in guardia. Il Mariotti con uno stratagemma riuscf ad entrare in casa inosser– vato, chiudendo il portone di strada alle sue spalle. Verso mezzanotte un intenso fuoco di fucileria mandò in frantumi persiane e finestre e colpi mobili nell'interno. Avendolo aspettato fino a tardi, e non potendo avere ~ ragione del solido portone, i fascisti si sfogarono contro la casa. Un gruppo di fascisti, obbligando due automobili pubbliche a con– durli dove volevano, sfondarono la porta del negozio di Raffaele Busoni, buttarono in istrada quel che c'era dentro, e dettero fuoco. Lo stesso fecero nello studio dell'avvocato Corazzini. Poi andarono a casa di un tranviere, Ademaro Cozzi. Lo invitarono a scendere in istrada. Il Cozzi, che era stato altre volte bastonato, rifiutò; gli spararono contro un colpo di revolver a bruciapelo; ma il portafogli arrestò la palla e gli salvò la vita. Dalla casa di Cozzi, passarono a quella del sarto Cardoso; mentre erano a metà del lavoro, sopravvennero i carabinieri, e i fascisti si ritirarono; ma i carabinieri non li arrestarono, e quando se ne furono andati, quelli finirono il lavoro. Al di sopra della sartoria, c'era lo studio dell'avvocato Citi. Anche qui mobili e carte andarono in fiamme. Poco dopo mezzanotte, lo stesso gruppo si presentò a casa dell'avvocato Console. Quel che avvenne qui lo apprendiamo da una testimonianza piu che attendibile: la sopra ricordata sentenza della sezione di accusa, 30 no– vembre 1926: Console aveva avuto un anticipo di violenza due ore prima: tre sconosciuti lo avevano, con pretesti, invitato ad uscire fuori di casa. Lui si rifiutò, e loro spararono revolverate contro le sue finestre. La polizia, chiamata per telefono, venne, lo informò di quanto avveniva in città, e lo lasciò, promettendo di tornare a proteggerlo non appena telefonasse. A mezzanotte la famiglia dormiva. L'allarme fu dato da violenti suoni del campanello e da colpi di revolver sparati contro le persiane. Console chiamò al telefono la polizia. I fascisti sfondarono la porta. La moglie di Console, con due bambini e la nipote, tentarono scendere al pianterreno, ma furono fermate per le scale da un gruppo di assalitori. La povera donna udi uno che gridava: "Cercatelo ovunque, e se non lo trovate, uccidete tutti." Lei si gettò in ginocchio implorando pietà per il marito, rivolgendosi specialmente al grosso uomo, che sembrava il capo. Questi sembrò per un momento commosso. Ma disse: "Essi uccidono tanti dei nostri!" La signora Console fu spinta verso il terrazzo, e qui, tenuta sotto guardia, mentre tre o quattro uomini salivano sopra cercando Console da una stanza all'altra. Invano la nipote di Console cercò di far credere che l'uomo era fuori di casa. Lo trovarono in 482 Bibloteca Gino Bianco

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