Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari dovuto portare il numero 8. L'articolo sugli incidenti avvenuti all'università fu cosf richiesto che una seconda edizione si rese necessaria. Col numero 10, ultimo del marzo, il Non Mollare cominciò a tirare in ballo il Re. A costui venticinque direttori di quotidiani avevano denunciato la violazione della libertà di stampa, che il ministero fascista commetteva contro la lettera e lo spirito dello statuto. Il Re aveva fatto rispondere che l'esposto a lui diretto era stato trasmesso a Mussolini. Non Mollare domandò: "Sacra Maestà, famo li giochi?" "Il Re giura di osservare Io statuto ... Que- sto non è il giuramento di una macchina o di un sordo-muto-cieco... Un automa non si paga 15 milioni all'anno." Nel numero 11 dell'aprile il Re tornò in ballo nuovamente. Era annunziata una sua visita a Milano per il 25 e 26 aprile, e a Firenze per il 4 maggio. Per Milano Non Mollare propose che gli operai di Milano facessero un quarto d'ora di sciopero bianco, durante il soggiorno , del Re. Ma a Milano nessuno se ne dette per inteso. Qui comandavano i socialisti e riformisti e rivoluzionari, tutti d'accordo a tenere la fiaccola sotto il moggio. Per Firenze, Non Mollare dette una parola diversa: "boicottare la manifestazione del 4 maggio": Chi partecipa alle dimostrazioni del 4 maggio, diventa complice dei fascisti. Non andate ai .caffè. Non andate ai cinematografi. Non andate ai teatri. Bisogna che gli esercizi pubblici rimangano deserti, quel giorno, come in un giorno di lutto. Non an– date alla stazione, quando il Re arriva e quando se ne va. Non passate per le strade, da cui sapete che passa il Re. Non avvicinatevi agli edifici pubblici in cui sapete che c'è il Re... Bisogna che il Re senta intorno a sé l'assenza assoluta del popolo ... Dopo il 4 gennaio 1925, non è piu possibile, purtroppo, distinguere il Re da Mussolini. Applaudire il Re è applaudire Mussolini (...) Non è colpa nostra se per fare una dimostrazione anti– fascista, facciamo il vuoto intorno a lui. Noi non l'abbiamo voluto. Lui l'ha voluto. Nel numero 12, sempre dell'aprile 1925, la parola d'ordine fu ripetuta. Non vi domandiamo nessuno sforzo pericoloso. Vi domandiamo solamente un piccolo sacrificio di curiosità e di comodità... Se non siete capaci di quello che vi domandiamo, vorrà dire che siete degni di servire. Ci raccomandiamo specialmente alle donne. Donne, aiutateci nell'ottenere questa prova di serietà e di dignità dai vostri uomini. Non lasciatevi trascinare dalla curiosità di andare a vedere il Re. Fate anche voi questo piccolo sacrificio. Quando la grande giornata arrivò, io obbedii disciplinato alla parola d'ordine, e me ne stetti in casa. Ma volevo sapere quale resultato la parola d'ordine avesse avuto nella popolazione, e volevo essere informato da per– sona obiettiva, e non da chi poteva esagerare fenomeni assai limitati. La persona c'era: la signora Vandervelde, moglie del ministro socialista belga, che si trovava come turista a Firenze. "Domani," le dissi, "andate in Piazza Signoria, aspettate che il Re esca dalla cerimonia, seguite il corteo lungo Via Calzaiuoli, Piazza del Duo– mo, e cosf via fino a Piazza Cavour. E venite a dirmi che folla c'è, e che accoglienze fa al Re." 472 Bibloteca Gino Bianco

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