Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Il "Non Mollare" 2.000 copie gli furono pagate quanto lui richiese. Ma il testo resultò cos1 formicolante di errori che si ritenne necessario bruciarlo. (Una collezione completa del Non Mollare che riuscii a far uscire dal– l'Italia nel 1926, conteneva anche quel numero 3; Ernesto Rossi ne aveva salvato una copia, e me ne aveva fatto omaggio. Nel 1928 affidai quella col– lezione completa, con altri documenti, agli antifascisti che a Parigi pre– paravano una "Esposizione della stampa antifascista italiana" in Germania. Il materiale raccolto fu affidato a Guido Miglioli. E dalla casa di Guido Miglioli la spia Ermanno Menapace lo fece sparire, naturalmente insieme alla collezione del Non Mollare. Forse la collezione, unica, si trova sepolta in qualche archivio romano.) Il numero 5, del febbraio 1925, tirò dodicimila copie. Pubblicò il me– moriale, scritto il 14 giugno 1924, cioè quattro giorni dopo l'assassinio di Matteotti, da Filippo Filippelli, direttore del quotidia110 fascista Corriere Italiano. Costui, minacciato di arresto per complicità nell'assassinio, mise per iscritto tutto quel che sapeva, tirando in ballo Mussolini. E affidò quel docu– mento ad un altro giornalista fascista, Filippo Naldi, perché facesse sapere a Mussolini che sarebbe stato con1promesso anche lui, se non avesse protetto l'autore. Naldi consegnò il memoriale al deputato fascista Benedetti. E questi, quando credé arrivata l'ora, lo passò ai dirigenti dell'Aventino. Anche Cesare Rossi, capo dell'ufficio stampa di Mussolini, temendo di essere sacrificato dal principale, scrisse un memoriale il 15 giugno, minac– ciando anche lui il "duce" di rivelazioni, qualora avesse cercato di cavar-• sela, tradendo i suoi subordinati. E anche lui affidò il memoriale ad un amico, il deputato fascista Susi, nella cui casa si era nascosto. Questo docu– mento fu affidato dal Susi al suo genero, Alberto Virgili. E questi, che era massone, lo consegnò, nell'agosto, al gran maestro della Massoneria, Do– mizio Torrigiani, in presenza di Bonomi, Amendola e Beneduce (informa– zione data a me dal Virgili, a Parigi, nel 1927). Il deputato socialista Modigliani, che rappresentò la moglie di Matteotti mentre si istruiva il processo, e che perciò era ottimamente informato, ci fa sapere che fino a tutto novembre i leaders dell'Aventino "piu a destra" fu– rono "i soli" ad avere notizie dei due documenti. Costoro decisero di pre– sentarli al Re, nella illusione che il Re avrebbe riconosciuto la necessità di buttare a mare il suo primo ministro. La presentazione fu fatta da Bonomi nel novembre. "Il Re," ha raccontato Bonomi, '' prese nelle mani quei memoriali, li osservò fugacemente e poi mi pregò di riprenderli per poterli, cosf, igno- 114 rare. Solo allora, Turati, Treves e Modigliani ebbero notizia dei due docu- menti.5 E solo allora, nella prima metà del dicembre 1924, Modigliani poté 4 I. BoNOMI, Diario di un anno, Milano, Garzanti, 1947, p. XXVIII. s G. E. MODIGLIANI, L'assassinio di Giacomo Matteotti, Roma, Istituto Grafico Romano "II Vascello," marzo 1945, pp. 38-40. 469 Bibloteca Gino Bianco

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