Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari segnavano i fogli ai lettori; i lettori pagavano, se potevano, la copia che ricevevano, e subito passavano ad altri il corpo del reato. II Non Mollare circolava con rapidità fulminea. Si capisce il perché. Nessuno sopprimeva il foglio, prima perché voleva leggerlo e poi perché avrebbe fatto una cattiva azione, non passandolo ad altri; ma non voleva farselo trovare addosso, in caso di sorpresa. Perciò non appena poteva, lo passava al suo vicino. "Chi non lo trovava nella cassetta delle lettere," ha scritto Bruno Pincherle, su Italia Lz.bera del 30 gennaio 1945, "o non se lo vedeva mettere tra le mani di soppiatto da un ignoto, lo leggeva al mattino affisso alle cantonate." Una volta - ha raccontato Ernesto Rossi sul Ponte - mentre sorridevo ironica– mente leggendo una notizia bluffistica sul manifesto de La Nazione, davanti a un giornalaio, un omino mi tirò per la manica e mi dette una copia del Non Mollare sussurrandomi: - Lo legga dopo. - Un'altra volta, mentre aspettavo un amico in un caffè, un cameriere, che non mi conosceva, ma aveva notato che leggevo i giornali ~ dell'opposizione, mi portò il Non Mollare dentro un altro giornale. E fu molto stupito quando, senza leggerlo, glielo restituii subito, ringraziandolo, dopo aver fatto con la stilografica un segno di trasposizione in una riga che era stata impaginata fuori posto. I pacchetti erano portati a mano ai destinatari fuori Firenze da ferro-– vieri viaggianti o ambulantisti postali. Varie centinaia di copie andavano per posta, ma erano imbucate in città diverse. Per l'impostazione molte volte servivano ferrovieri e ambulantisti postali. Questi ultimi, per non far capire da qual treno era stato effettuato il trasporto, annullavano i francobolli in modo che non si potesse leggere il timbro. Qualche volta un pacco era buttato lungo la scarpata della ferrovia in un posto prestabilito; veniva rac– colto da chi aspettava e messo in circolazione. Fuori di Firenze aiutavano Camillo Berneri, che insegnava in una scuo-– la normale dell'Umbria; Riccardo Bauer, Ferruccio Parri e Vittorio Alba-– sini Scrosati a Milano; Egidio Meneghetti a Padova; Max Ascoli, Tullio Ascarelli, Umberto Morra di Lavriano, Lucangelo Bracci e Umberto Zanotti– Bianco a Roma. Ben presto cominciarono a pullulare qua e là foglietti intitolati, come quello di Firenze, Non Mollare. Di uno ho netto ricordo, e figurava stam– pato a Reggio Emilia. Un altro, che ho sotto gli occhi mentre scrivo, si supponeva stampato da una "Tipografi.a della Libertà, Roma." È intitolato: La riscossa antifasci·sta: Non Mollare. Riproduce nella seconda pagina, ul-– tima colonna, "dal confratello, e organo ( !) dell'opposizione toscana" gli incitamenti che il Non Mollare di Firenze aveva stampato nel numero 12 dell'aprile 1925. (Non è datato, ma non deve essere anteriore all'ottobre 1925, perché riproduce una lettera di Cesare Rossi, che il Non Mollare di Firenze pubblicò alla fine di quel settembre.) A fine febbraio, Ernesto dette da stampare il numero 3 a un tipografo, certo Renzo Pinzi, comunista, che aveva molto seguito fra gli operai del quartiere di San Frediano; Pilati lo riteneva uomo di sicura .fiducia. Le 4,68 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=