Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Il "Non Mollare" Il pacco degli stampati, appena pronto, era portato in luoghi sempre diversi. L'" ufficio distribuzione,, venne affidato a Traquandi. Conosceva un'in– finità di persone nel ceto medio e nei ceti popolari, e subito trovava l'uomo adatto ad ogni compito. Sapeva tutto quello che succedeva ovunque, e con le sue informazioni orientava "la redazione" sugli argomenti da trattare e sui modi di trattarli. Per la distribuzione non doveva fare altro che mettere a profitto la rete di "Italia Libera": si può dire che Non Mollare fu ema– nazione di questo gruppo. 3 Agli organizzati nella "Italia Libera" si aggregarono ben presto molti estranei alla società segreta. Basterà ricordare Gaetano Pieraccini, Alessandro Levi, Marion Cave, Guido Ferrando, Gaetano Pilati. E fra i primi organiz– zati ed i nuovi venuti si andò formando una rete ·assai ragguardevole per numero e qualità di aderenti. L'uomo certamente piu notevole, per intelligenza e carattere, era Gae– tano Pilati. Aveva cominciato la vita dalla cazzuola. Grazie al tenace lavoro, era arrivato a fare il capomastro e l'intraprenditore edile. Nella guerra del 1915-18 era stato mutilato della mano destra, ed aveva avuto una medaglia d'argento al valore. Eletto deputato nel 1919, quando andava a Roma per le sedute parlamentari, neppure desinava in trattoria: comprava in una rostic– ceria un po' di frittura, che mangiava in piedi, come quand'era muratore. Non rieletto nelle elezioni del 1921, era ritornato quietamente al suo lavoro. La probità e competenza gli avevano assicurato la fiducia delle banche, e costruiva interi blocchi di case. I contatti con lui li teneva Ernesto Rossi, che cosf lo ricordò sul Ponte dell'agosto 1945: Dopo avere passato tutta la giornata sul cantiere, stava in piedi fino a notte tarda per mettere in ordine i suoi registri ed i suoi disegni. Verso la mezzanotte andavo da lui per discutere e per portargli della stampa clandestina. Interrompeva subito quel che stava facendo ed era tutto felice se trovava il modo di esserci utile. Non faceva mai questione di "parrocchia." Se riteneva che una iniziativa fosse buona, non guar– dava da che parte venisse. Alla mia proposta di pubblicare un giornale clandestino, aderl subito con entusiasmo: "Non conviene domandar niente ai capoccia di Roma. Altrimenti fra un anno saremo ancora a discutere. Facciamo da noi" - disse. E tirò fuori dal portafoglio un biglietto da cento. - "Portatemi piu copie che potete. Alla distribuzione fra gli operai, anche in provincia, penserò io. Non dubitate." - Tutte le volte che gli portavano un pacco di Non Mollare. Pilati si lamentava: era troppo piccolo. Ne avrebbe voluti molti di piu. E lui stesso, la notte, usciva col pentolino della colla per andare ad appiccicare qualche copia sui muri del suo rione. Arrivò a distribuire fino a mille e cinquecento copie. Non appena gli stampati erano pronti, i capi-zona dell'"Italia Libera" si presentavano uno dopo l'altro alla loro ora, mai tutti insieme; ciascuno riceveva il pacchetto, e via per la distribuzione ai capi-gruppo; questi con- 3 Sulla storia cli questo gruppo cfr. E. Ross1, L'" Italia Libera," in Non Mollare (1925), II ed. cit., pp. 1-25. [N.d.C.] 467 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=