Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari Nello, nel marzo 1925, andò a perfezionare i suoi studi in Germania, e non ritornò in Italia che nel settembre 1925. Perciò la sua macchina, la "Bianchina," e lui non parteciparono alle vicende di quell'anno. Naturalmente, quando uscf il Non Mollare, i benpensanti ci rivolsero le solite critiche: "il gioco non valeva la candela; i foglietti andavano nelle mani delle persone che già erano convinte della bontà della causa; noi met– tevamo in circolazione notizie d'interesse troppo scarso per giustificare il rischio.,, Ernesto rispondeva che avrebbe distribuito anche un foglietto sul quale fosse stato scritto soltanto "Bollettino antifascista,,; l'importante non era di rubare il mestiere ai quotidiani, ma di fare e di ottenere che altri facesse quel che il governo fascista proibiva: cioè dare esempio di disobbe– dienza, esercitando contro la volontà dei fascisti un diritto che ci apparteneva come a tutti i cittadini dei paesi civili. A Ernesto Rossi e Traquandi era affidato l'ufficio di cercare i tipografi - che stampassero il foglio. In nessuna tipografia - ha scritto Rossi - potemmo stampare piu di due numeri, perché nelle tipografie sospette venivano fatte continuamente sorprese, e dove– vamo considerare bruciata ogni tipografia che fosse stata perquisita. Un numero venne affidato in Firenze a una tipografia in via Santa Elisabetta, tenuta dai due fratelli Nannelli. Doveva essere stampato nella nottata, e la mattina dopo si aspettava una telefonata per andare a ritirarlo. Mentre si era in attesa, un distributore del Non Mollare, Ugo Bertieri, che era impiegato nella tipografia Spinelli, a poca distanza dalla questura, si incontrò, nell'andare al lavoro, con un agente della squadra politica, suo conoscente. Vedendolo preoccupato, gli domandò cosa avesse. L'altro era sec– cato perché invece di andare a casa, doveva tenersi pronto: avevano final– mente scoperto la tipografia, che stampava il Non Mollare. Bertieri corse da sua moglie, e la mandò ad avvisare Traquandi. Questi e il compagno, che aveva procurato la stampa di quel numero, si precipitarono alla tipo– grafia con una grossa valigia, vi seppellirono la composizione, che era ancora in piedi, e le copie già stampate, e via! La polizia arrivò pochi minuti dopo. La valigia fu portata all'Ospedale di Santa Maria Nuova, dove Igino Sgatti la nascose nel frigorifero dei cadaveri, che servivano al reparto di medicina legale. I fratelli Nannelli, per quanto non si fosse trovato nulla, furono arrestati e picchiati; ma non parlarono, e dopo una settimana furono rimessi in libertà. Alcuni numeri bisognò farli stampare a Milano. Nel Veneto furono messe a contribuzione una tipografia di Padova e una di Treviso. Di regola si stampavano due o tre mila copie. Le spese erano coperte dai contributi volontari dei lettori. Non mancarono aiuti sostanziosi di amici agiati. Io procurai una decina di migliaia di lire fra amici di Milano, Roma e Firenze. Quanto occorreva a pareggiare il bilancio, era dato da Carlo Rosselli, che cominciò cosf a dar fondo al suo· ingente patrimonio. 466 Bibloteca Gino Bianco

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