Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari si dice dialettica, tanto per non farsi capire) fra forze conservatrici e nova– trici: le une hanno funzione complementare alle altre. Chissà in quali abissi di spropositi precipiterebbero gli inn.ovatori, se non vi fossero i conservatori a fare da martinicche! Ma essere conservatore è essere conservatore. Ognuno al suo posto. _ Quel che disturba nella politica di Croce, non è la indole conservatrice: è l'ambiguità nella quale egli la avvolge. Croce non si dice mai conservatore; pretende di aver superato tanto la posizione conservatrice, quanto la inno– vatrice. Ma al momento critico, lo trovate sempre dalla parte della conser– vazione. E voi vi trovereste insieme con lui da quella stessa parte, se lo seguiste, credendo ai suoi superamenti e non accorgendovi che la posizione conservatrice in realtà non è stata superata mai. Regime e monarchia 1 Egregio signor Direttore, nell'articolo di Gaetano Saivernini, La politica di Bene– detto Croce, leggo una affermazione che alla luce dei ricordi e dei documenti del tempo mi sembra inesatta e che credo opportuno rettificare. Si dice che Croce "lascia correre senza protesta la dichiarazione Bonomi che il regime post-fasci1ta è la conti– nuazione giuridica del regime fascista": ora, espressa in questi termini, una simile affermazione suona offesa alla memoria di quel nobilissimo uomo che fu Ivanoe Bono– mi. La continuità giuridica del Regno d'Italia, e non del "regime fascista," era una necessità imposta dai rapporti con gli Alleati che avevano stipulato l'armistizio e che non si sarebbero fidati di un governo rivoluzionario che rinnegasse tutto quanto era stato fatto da quello che lo aveva preceduto. Chi ha vissuto da vicino quei giorni conosce perfettarnente tutte le angosce che tormentarono gli uomini responsabili dei destini del paese. Bonomi si rese conto delle necessità inderogabili che sconsigliavano dei colpi di testa che avrebbero fatto passare l'Italia, da quel regime di armistizio che andava sempre piu attenuandosi a nostro favore, al regime di occupazione di paese vinto. Di ciò si resero conto poi tutti i partiti che partecipavano al Comitato di Libe– razione Nazionale, per cui dopo il dissenso che aveva indotto Bonomi a dimettersi dalla carica di presidente, nella seduta del 5 maggio 1944 (e non nell'aprile) veniva invi– tato a ritirare le sue dimissioni, il che egli fece con una lettera in data 11 maggio (il cui originale ho la ventura di possedere). La "continuità giuridica" dello Stato italiano non fu dunque un omaggio postumo al regime fascista, ma una necessità alla quale si inchinarono tutti i partiti concordi. Cordiali saluti. EucARD10 MoMIGLIANo Milano, 13 dicembre 1954 1 Pubblicato in "Il Ponte," gennaio 1955, pp. 117-19, fa seguito al precedente scritto, La politica di Benedetto Croce, ivi, novembre 1954, ma senza riprenderne il tema centrale. [N.d.C.] 462 Bibloteca Gino Bianco

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