Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La politica di Benedetto Croce a sé il dirittp di costituirsi in governo straordinario dotato di poteri anche costituzionali, e rifiuta ogni consenso al Re e a Badoglio rifugiatisi a Brin– disi: rottura di ogni continuità costituzionale. Bonomi. fa parte di quel comitato e rompe anche lui insieme con gli altri quella continuità. Ma nel marzo 1944 - informato, a quel che sembra, di quanto si prepara a Na– poli, cioè del prossimo pateracchio Badoglio-Togliatti - Bonomi interpreta di propria autorità il deliberato del 16 ottobre nel senso che il regime fa– scista si continuerà nel regime post-fascista. Sconfessato dagli altri compo– nenti del comitato, si dimette. Nell'aprile ritira le dimissioni - e gliele lasciano ritirare, - e si rimette in circolazione come presidente di quel comitato, che nel marzo ha rifiutato e Badoglio e lui. Nel giugno il comi– tato rifiuta nuovamente Badoglio, e Bonomi passa dalla presidenza del comitato alla presidenza del nuovo ministero: sempre rottura della tradi– zione giuridica, dunque. Ma il 25 giugno 1944 abbiamo un "decreto-legge luogotenenziale" n. 151, che è come la carta costituzionale del nuovo regi– me e si basa sulla legge fascista 31 gennaio 1926, n. 100: continuità giuri– dica, dunque. In conseguenza nel luglio successivo il vecchio Senato fascista esiste ancora col suo archeologico presidente, marchese della Torretta; e la Camera dei deputati rinasce dalla tomba con un presidente, Vittorio Ema– nuele Orlando, nominato secondo la legge 19 gennaio 1939, n. 129, dal Luogotenente del re. Continuità giuridica evidente, dunque. Bonomi chia– risce definitivamente la propria situazione nel novembre 1944, presentando le dimissioni da presidente del consiglio, non al Comitato di Liberazione Nazionale, ma al Luogotenente del re, che lo reinveste: il rappresentante del Partito d'azione e quello del Partito socialista non consentendo a questa restaurazione, lasciano il governo; ma Togliatti e i rappresentanti demo– cristiani, dei liberali e degli inesistenti democratici del lavoro rimangono. L'uscio è stato rimesso nei cardini. La continuità giuridica è ormai definiti– vamente stabilita. Croce era ministro il 25 giugno 1944, e tacque; non era piu ministro nel novembre 1944 e tacque egualmente. I fascisti avevano inventato che la Marcia su Roma era stata una "rivoluzione," e in nome di quella rivoluzione avevano rotto ogni continuità giuridica col regime precedente: anche gli impegni assunti pubblicamente dal Re perdettero ogni validità. Noi antifascisti avevamo continuamente ripetuto, dal 3 gennaio 1925 in poi, che ogni continuità giuridica col regime sorto dal Risorgi1nento italiano era rotta, e nessuna delle leggi fasciste da quella data in poi era piu valida. Ed ecco che il primo governo post-fascista insediato in Roma smentiva tanti anni di proteste antifasciste e riattaccava il filo fra Bonomi, Badoglio, Mussolini e... Facta, anche dopo la fuga di Pescara! Ho seminato, mi sembra, tutti i diciassette pt1nti, per cui tanto reo tempo si volse. CONCLUSIONE Raccogliamo le vele. Croce ha dato in questo secolo un esempio mirabile di vita passata 459 Bibloteca Gino Bianco

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