Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari campo ai fascisti; e che interpellato, consigliava di giurare, aderire, accettare. Prova posteriore di tale atteggiamento crociano è nel fatto che i piu stretti seguaci di Croce han giurato nel 1931, e, entrando dopo nell'università, han giurato dopo il '31. Per evitare discussioni inutili, ricorderò che nel 1931 Croce rifiutò, come accademico pontaniano, il giuramento di fedeltà al fascismo, e fu destituito. Mentre imponeva quell'obbligo di coerenza a se stesso perché ricco, sentiva di non poter esigere lo stesso sacrificio da insegnanti, molti dei quali ave– vano il solo stipendio come mezzo di sussistenza per sé e per i figli. Ma un direttore di coscienze, piu sensibile a certe preoccupazioni morali, avrebbe detto: "Se giurate non vi condannerò, se non giurate vi ammirerò." 13) Croce "approvò la guerra per la conquista dell'Abissinia." [Affer– mazione errata, imprecisa, avventata.] Ma è vero o non è vero che Croce consegnò le sue medaglie di senatore come "oro alla patria"? La moglie di Battisti la medaglia d'oro di suo marito si rifiutò ostinatamente di con- ~ segnarla. 14) Croce "fu incerto se approvare l'intervento mussoliniano nella guer– ra del 1940." Nel discorso che Croce fece il 28 gennaio 1944 al Congresso di Bari, si legge: A guerra dichiarata e irrevocabile, un piu terribile travaglio fu vissuto da noi nei nostri petti; perché una severa educazione civile ci aveva reso assiomatico il prin– cipio che, quando si ode il primo colpo di cannone, un popolo deve far tacere tutti i suoi contrasti e fondersi in unica volontà per la difesa e la vittoria della patria, la quale, abbia essa ragione o torto, è la patria. (...) A poco a poco la luce si fece in noi. 18 F " l' . " " f " · " ra approvare intervento e ar tacere ogru contrasto a guerra dichiarata e irrevocabile," c'è una differenza che non ho il diritto di igno– rare. Ma sta il fatto che la luce si fece "a poco a poco" in Croce: il che mi pare voglia dire che da principio, cioè finché non si fece la luce, Croce fu incerto se approvare o no l'intervento, e fu terribile travaglio. 15) Croce "si mise a capo di quegli antifascisti, i quali dopo 1'8 settem– bre 1943 domandavano che Vittorio Emanuele III e suo figlio se ne andas– sero." [Niente da ridire, naturalmente; anzi, per quanto mi riguarda, ap– plaudire.] 16) Croce, "dopo avere affermato che Vittorio Emanuele III e suo figlio dovevano andarsene, consentf al compromesso proposto da De Nicola nel gennaio 1944 e approvato da Togliatti nel marzo 1944, in forza del quale Vittorio Emanuele III rimaneva re fino a nuovo ordine e il figlio diventava luogotenente del re." [Niente da ridire: sono fatti notori.] 17) Croce "lascia correre senza protesta la dichiarazione di Bonomi che il regime post-fascista è la continuazione giuridica del regime fascista." Le cose non furono tanto semplici, ma andarono proprio cosf. Ecco i fatti. Il 16 ottobre 1943, il Comitato di Liberazione Nazionale di Ron1a rivendica 1s Gli atti del Congresso di Bari: 28-29 gennnaio 1944, Bari, Edizioni "Messaggero Meridio– nale," 1944, p. 18. [Ora in B. CROCE, Scritti e discorsi politici (1943-47), Bari, Laterza, 1963, vol. I, p. 51: N.d.C.] 458 Bibloteca Gino Bianco

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