Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La politica di Benedetto Croce Gentile gli dichiarò [a Mussolini] di sapere direttamente che io ero assolutamente con– trario e non avrei per niun conto accettato, accolse il nome dell'altro [ Casati] che noi [ Croce e Gentile] gli proponevamo. 16 9) Croce "vota nel Senato la fiducia a Mussolini nonostante l'assassinio di Matteotti." (Resoconto del Senato, seduta del 26 giugno 1924; su un ordine del giorno, che esprime la .fiducia nell'azione del governo: 225 sf, 21 no, 6 astenuti; Croce "sf. ") Evidentemente anche nell'affare Matteotti Croce vide un'ultima favilla di un fuoco che andava spegnendosi. Non si contentò di votare nel Senato. Dette un'intervista al Giornale d'Italia, per spiegare come qualmente il movimento fascista avrebbe potuto "ben soddi– sfarsi della non piccola gloria di ridare tono e vigore alla vita politica italiana"; invece i fascisti pretesero di avere scoperto un ideale nuovo, uno Stato nuovo, nuove originali istituzioni! Fortunatamente quel che non fu possibile iniziare con savia preveggenza, "è stato in1posto da una sollevazione della pubblica coscienza innanzi a un orribile delitto" (che sarebbe l'assas– sinio di Matteotti). Ma non si può aspettare che il fascismo cada ad un tratto: Gl'interessi creati dal fascismo, anche quelli non lodevoli e non benefici, sono pur una realtà di fatto, e non si può dissiparla soffiandovi sopra. Bisogna, dunque, dare tempo allo svolgersi del processo di trasformazione. È questo il significato del prudente e patriottico voto del Senato. (...) Vi sono voti che si danno come di slancio ed altri che si danno dopo avere lungamente ponderato il pro e il contra (...) Per me (...) quel voto di fiducia è stato un voto di dovere. 17 IO) Croce "si disgusta di Mussolini per il colpo di Stato del 3 gennaio 1925." [Niente da ridire, naturalmente.] 11) Solo ora Croce "si mette allo sbaraglio col Manifesto degli intel– lettuali." [Niente da ridire, naturalmente.] Ma non sarà fuori luogo ricor– dare che quella teoria su forza e consenso, che Croce mise per iscritto nel 1924, fu pubblicata nel 1925. Gli intellettuali, i quali firmarono il suo mani– festo contro quello di Gentile, non potevano perciò cadere in equivoco sull'in– tero pensiero del loro portabandiera. Ma nella tempesta di quell'anno chi di noi lesse gli Elementi di· Polz"tica di Croce? 12) Croce "consiglia nel 1931 gli insegnanti universitari a prestare il giuramento di fedeltà imposto loro da Gentile, consentito da Pio XI." [Notizia errata, imprecisa e avventata.] La notizia che Croce avesse dato quel consiglio arrivò da Torino a Carlo Rosselli. Non mi è possibile doman– dare, oggi, a Carlo Rosselli chi lo informò. Ma Augusto Monti, che viveva allora nel cuore dell'antifascismo torinese, è ancor vivo, e mi scrive: Tutti i miei giovani amici, che frequentavano Croce e il suo entourage, sempre mi riferirono che Croce sempre fu contrarissimo a che i buoni elementi antifascisti lasciassero scuola o impiego per impuntature antifasciste dinanzi a giuramenti, obblighi di tessere e simili; perché - secondo lui - quello era il modo di lasciar libero il 16 B. CROCE, Nuove pagine sparse, vol. I, cit., p. 67. 11 Ibidem, vol. II, pp. 376-78. Bibloteca Gino Bianco 457

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