Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La politica di Benedetto Croce senatori, riputando utile, e in certo senso dovelioso, procurarmi piu diretta conoscenza di un partito del quale di giorno in giorno cresceva la pressione e l'importanza in Italia. (...) Piu di una volta ho letto negli anni seguenti, nei giornali, che io aderii in quell'ottobre al fascismo e stetti sul palcoscenico del San Carlo, accanto ai suoi gerarchi, in segno di solidarietà; il che, come si vede, era una spiritosa invenzione. 10 Spiritosa invenzione, dunque, il palcoscenico, sebbene si sia trattato di un palco di proscenio, come mi viene assicurato da persona superiore ad ogni sospetto; e questo, se non è zuppa, è pan bagnato. E spiritosa inven– zione gli applausi, sebbene sia difficile immaginarsi Croce impalato immo– bile in quel palco di proscenio, mentre gli altri personaggi di alto fasto (Spirito, Torraca, ecc.) intorno a lui applaudono. Ma senza dare troppa · importanza a chicche di questo genere, crede Vinciguerra che Croce, nel- 1' ottobre 1922, avesse ancora bisogno di procurarsi una piu diretta cono– scenza di quel che erano Mussolini e i suoi gerarchi, e sia andato a procu– rarsela in quel raduno? Non aveva letto, dunque, mai nessun giornale negli ultimi due anni? Croce scrive: Vero è che, chiamato il Mussolini a Roma dal re [in quali condizioni Mussolini sia stato chiamato, a Croce non importò mai sapere, a quel che pare],. ottenuti (..•) i pieni poteri ma limitati a un anno, nel sentimento di sollievo e di fiducia che si diffuse generalmente in Italia, io non mi misi tra gli oppositori (...) Quel primo anno fu la fase che io chiamo "romantica" del fascismo (...) Mussolini veniva a me descritto come un popolano impetuoso e anche violento, ma generoso e amante della patria (...) In questa fiducia dapprima mi rasserenai e ripresi i miei studi consueti. 11 In questa sua serenità studiosa Croce non sentf mai parlare né della strage di Torino (17 dicembre 1922), né della strage de La Spezia (21 gen– naio 1923), né dell'assassinio di Don Minzoni, curato di Argenta (23 agosto 1923), né della bastonatura feroce somministrata al deputato Misuri (29 maggio 1923). A dire il vero, non gli mancò qualche notizia di prepotenze e violenze. Motivo per cui andò da Gentile, ministro dell'Istruzione nel gabinetto Mussolini, a domandare che storie erano quelle; ma Gentile lo rassicurò che erano le "ultime faville di un fuoco che si andava spegnendo e che la libertà rimarrebbe intatta. " 12 Nessuna meraviglia, se il 27 ottobre 1923, primo anniversario della "Marcia su Roma," Croce concesse al Gior– nale d'Italia una intervista, nella quale spiegava come qualmente "non esiste ora una questione di liberalismo e di fascismo, ma solo una que– stione di forze politiche. Dove sono le forze che possano, ora, fronteggiare o prendere la successione del governo presente? Io non le vedo. " 13 Perché allora lasciarsi turbare nella serenità studiosa dal saccheggio di casa Nitti in Roma (29 novembre 1923), e dalla bastonatura somministrata ad Amendola in via Francesco Crispi a Roma (26 dicembre 1923)? Ultime faville di un fuoco che si va spegnendo. Avvicinandosi le elezioni del 1924, Croce, il 1° 10 B. CROCE, Nuove pagine sparse, vol. I, Napoli,. Ricciardi, 1949, p. 61. 11 Ibidem, p. 62. 12 Ibidem, p. 63 13 B. CROCE, Pagine sparse, vol. II, Napoli, Ricciardi, 1943, pp. 371 sgg. Bibloteca Gino Bianco 455

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