Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari È vero che la filosofia di Croce non mi interessava e non mi interessa, per la semplice ragione che non ci capisco niente. Ma il libro di Mautino mi interessò, tanto è vero che ci scrissi su una piuttosto lunga recensione. Niente affatto, dice Vinciguerra; tu volesti prendere quel libro come pista di lancio per uno sfogo polemico contro Croce. Ed io ripeto che la mia cecità innanzi alla filosofia crociana non poteva impedirmi di vedere il problema, essenzialmente storico, se Mautino avesse avuto ragione o no nel ritenere che il pensiero filosofico di Croce si "sia incontrato e contaminato" con le inclinazioni personali dell'uomo "conservatore per sentimento e tra– dizione," o se piuttosto il pensiero filosofico e le inclinazioni conservatrici siano state due elementi inscindibili della stessa personalità. Posta questa domanda, lasciai gli abracadabra filosofici a chi se ne diletta, e cercai di definire per conto mio, seco11do i miei lumi, l'azione politica di Croce. Non capisco come avrei potuto non vedere quel problema e non cercare di risol– verlo. Niente, dunque, pista di lancio per uno sfogo polemico contro Croce. , Io direi che sia stato piuttosto Vinciguerra a prendere la mia recensione come pista di lancio per uno sfogo di apologia crociana. In Croce "uomo di pensiero," - se con questa parola Vinciguerra in– tende "filosofo" - ripeto che non capisco nulla. Ma era ed è mio obbligo capire Croce "uomo politico" se voglio orientarmi nella storia italiana di questo mezzo secolo. Croce uomo politico io non l'ho mai criticato pubbli– camente- neanche negli anni in cui fiancheggiava il fascismo. Ero persuaso che, come uomo di studio e senza responsabilità personali in quanto di orribile avveniva allora, Croce poteva essere lasciato alle sue preferenze politiche, senza danno per nessuno, mentre la sua attività di studioso dove riescivo a comprenderla era magnifica - e tale rimane per me tuttora - anche se non l'accetto in tutto come vangelo. Farò anche a Vinciguerra una confessione, che certo mi comprometterà presso tutti quegli assertori scrupolosi e intransigenti della verità, di cui formicola l'Italia: nel 1928, quando la Storia d'ltali·a dal 1871 al 1915 uscf in traduzione inglese, io pub– blicai in Inghilterra un articolo di lode incondizionata su quel libro,9 seb– bene esso mi paresse discutibile, come lavoro storico, per i troppi fatti che ignorava o presentava sotto luce discutibile; ma era un atto di polemica anti– mussoliniana, e a me non parve vero di raccomandarne la lettura, come i preti raccomandano la "buona stampa." Quando poi uscf la Storia d'Europa nel secolo XIX, avrei dovuto dire che Lord Acton, storico notissimo nel mondo inglese, raccogliendo i dati per una storia della libertà (che non arrivò mai a scrivere), trovò che la parola "libertà" era stata usata prima di lui con duecento significati diversi; invece Croce non aveva definito mai il significato con cui la usava, quasi che la sua libertà fosse quella di Maz– zini, o di Quinet, o dei liberali inglesi; ma, in fondo, era quella dei pro– prietari benestanti e dei "pennaruli,, benpensanti. Tacqui perché quella 9 Si tratta della recensione all'opera di Croce, pubblicata da Salvemini in " Time and Tide," London, 16 marzo 1928, e ristampata in traduzione italiana in G. SALVEMINI, Scritti sul fascismo, vol. II, a cura di N. Valeri e A. Merola, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 357-59. [N.d.C.] 452 Bibloteca Gino Bianco

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