Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La politica di Benedetto Croce politici diversi, e i seguaci di filosofie opposte giustifichino con esse la stessa azione in politica. Giua dà informazioni sui rapporti che esistettero fra Croce e Carlo Rosselli. Posso aggiungere alla sua la mia testimonianza. Nel 1932, quando fu a Parigi con una sua figliuola e con De Ruggiero, Croce venne da solo in casa di Carlo Rosselli, ed io partecipai alla loro conversazione; e questa fu assai cordiale - ché in quei tempi tutti badavamo solo a quanto ci univa contro il nemico comune, e scansavamo quanto avrebbe potuto dividerci. Niente di strano, dunque, nel fatto che Croce abbia fatto arrivare, at– traverso Ginzburg, a Carlo Rosselli qualche scritto. E sarebbe ridicolo ne– gare che la gioventu antifascista del periodo 1925-1943 vide, come scrive il Diena, in Croce una grande fiaccola di ardente luce. Ma era luce diversa da quella in cui si consumarono Carlo Rosselli, Renzo Giua, Ginzburg. Per quanto io so, due soli casi di opposizione attiva si possono attri– buire a seguaci di Croce, dalla fine del 1926, quando ogni politica non fascista diventò illegale, alla fine del 1942, quando lo sbarco degli anglo– americani nell'Africa del Nord dimostrò che i giorni del regime fascista erano contati. I due casi sono: 1) quello degli intellettuali torinesi, che nel 1929 mandarono la loro adesione al discorso pronunciato da Croce nel Se– nato contro il Concordato, e in conseguenza coloro che erano insegnanti nelle scuole pubbliche furono destituiti, e Umberto Cosmo si buscò il confi– no; 2) quello dell'" Alleanza Nazionale" di De Bosis, Vinciguerra e Rendi condannati questi due ferocemente dal Tribunale Speciale nel 1931. Ma quelle centinaia di comunisti e seguaci di "Giustizia e Libertà,, che affron– tarono molti anni di anacronistica iattanza e vuoto attivismo, non possono e non debbono essere ricondotti sotto la rubrica crociana. Definendo Croce per quello che realmente fu, non gli si toglie nulla di quanto gli appartiene, ma si dà agli altri quello che loro spetta. Da Mautino a Vinciguerra La mia recensione mi ha valso anche quella lettera di Mario Vinci– guerra, che è stata pubblicata nel Ponte del luglio scorso, e che i lettori farebbero bene a tener presente. 8 Prima di entrare in argomento, sbarazziamo il terreno dalle erbacce inutili. Anzituto, mi preme protestare quando Vinciguerra mi fa sollevare dub- bi sulla "purità delle intenzioni" crociane, e mi fa accusare Croce di essere stato guidato nell'azione politica da "reconditi interessi personali." Quando, dove, come mai sarei incorso in una calunnia di questo genere? Da un uomo come Vinciguerra, avrei il diritto di aspettarmi diversi metodi di di- • scuss1one. s Il testo di questa lettera è riprodotto alle pp. 443-45 di questo volume. [N.d.C.] 451 Bibloteca Gino Bianco

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