Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La politica di Benedetto Croce nìemoria agli annali della resistenza piemontese. Non furono quei Diena spinti verso il sacrificio dalla suggestione creata in essi da chi in tempi meno ricchi di speranze li aveva preceduti su quella via? Voglia scusarmi il Diena. Ma io sospetto assai che quell'" assurdo," quel- 1'"anacronistico," quella "iattanza e vuoto attivismo," quella "scarsa serietà di intenti" provengano da quella fonte di quietismo, che si deve identifi– care con la filosofia crociana. Quelle sue parole mi fanno pensare a queste parole di Croce: Anche quando, come si suol dire appassionatamente ( I) ed enfaticamente (!I!), lo Stato viene nelle mani di una clientela o di una banda, anche in questo caso estremo la classe dirigente non sarà, per la con tradizione che nol consente (?I), una classe affatto particolare [egoistica? ] , e, superando la propria particolarità [egoismo? ] nell'atto stesso (?) in cui si fa padrona dello Stato, sarà costretta (I) a esercitare e celebrare (?) una tal quale (sic) giustizia. 5 Se fosse rimasto fedele a questo insegnamento, Mautino avrebbe tro– vato mille e una ragioni per rimanersene nella torre d'avorio crociana a curiosare non appassionatamente e non enfaticamente come la banda fasci– sta celebrasse quella tal quale giustizia. Fortunatamente, quando la morte lo portò via, aveva dato indizi già notevoli di infedeltà a quella dottrina. Sono ben lieto di rendere alla sua memoria tutta la giustizia che essa si . merita. Croce e "Giusti.zi·a e Li'bertà" Alla lettera del Diena debbo aggiungere una lettera di Michele Giua, al quale sono legato da affetto reverente, e una di Piero Pieri, caro ricordo per me di tempi felici. Il Giua ha visto nella mia recensione una "sottovalutazione della posi– zione di Croce come antifascista." Il tuo giudizio mi sembra sommario, e come tale ingiusto. Tieni presente che dal 1930 al 1936 Croce fu a fianco di "Giustizia e Libertà," ed ebbe una diretta grande influenza su Leone Ginzburg e diversi altri giovani torinesi, che morirono sia in Spagna che nella successiva lotta partigiana. Alcuni articoli dei Quaderni di "Giustizia e Li– bertà" di provenienza torinese furono dettati dallo stesso Croce, come ebbe a dirmi il compianto Leone. Ricordo, tra gli altri, quello sul ministro della pubblica istruzione, Ercole. 6 Che Ginzburg per diversi anni abbia fatto da mediatore tra Carlo Rosselli e Croce, lo seppi dalla viva voce dello stesso Ginzburg. Forse la famiglia di questo con– serverà qualche documento al riguardo. Certo, non possiamo chiedere a Croce quello che non ha mai potuto darci, cioè una comprensione dei bisogni delle masse popolari italiane, in funzione sia pure di un barl urne di democrazia economica. Ma sotto il fascismo la sua fu una voce ammonitrice, sul piano morale, per molti giovani e anziani. Siamo cosf poveri che non possiamo permetterci il lusso di nulla sciupare del periodo s B. CROCE, La storia come pensiero e come azione, Bari, Laterza, 1939, p. 202. 6 Si tratta dello scritto, senza firma, Note caratteristiche del Prof. Ercole, in "Quaderno 9 di Giustizia e Libertà," novembre 1933, pp 92-94. [N.d.C.] 449 Bibloteca Gino Bianco

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