Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti, vari I tempi certo non erano piu quelli di Piero Gobetti, né ancora quelli di Duccio Galimberti, e in un periodo in cui erano ormai diventate silenziose tutte le voci con– trarie, e troppo lontano ci pareva il passato dell'antifascismo militante, e completamente sopite nel clangore delle trombe imperiali le ribellioni del '34 e del '36, per noi giovani, allevati nel fascismo e col fascismo, anche una voce fievole era pur gran cosa I E Croce per noi costituiva una grande fiaccola di ardente luce I Né sapevamo né avevamo possi– bilità di sapere quel che lui fosse come uomo e come politico, e troppo scarsa eco ave– vano per noi i suoi gesti nazionalistici. Quel che allora per noi contava era che Croce fosse ormai l'unica voce che si udiva in Italia di libertà. E perciò fu azione antifascista, e come! riportar Croce nelle aule universitarie e negli studi filosofici, e radunar giovani attorno al suo nome e ai suoi scritti. L'antifascismo tra i giovani non rinacque in quegli anni soltanto come allacciamento tra Gobetti e Solari ed Einaudi. I giovani se lo dovet– tero faticosamente ricostruire da sé, e ben poco furono aiutati in genere dai piu an– ziani che non osavano o non potevano piu parlare. E se lo ricostruirono leggendo Croce, ed ascoltando le lezioni di Einaudi, e discutendo tra loro, e ricercando la madre e la vedova di Gobetti, e andando a sfogliare i pochi numeri ingialliti, che si riusciva a rin– tracciare di Rivoluzione liberale, o magari anche soltanto riuscendo a recuperare al Balòn di Porta Palazzo, vecchie e sdrucite edizioni del Capitale di Marx o della Libertà di Nitti. Ed eran già tutti questi atti di antifascismo, a cui ci ha spinto e confortato anche ~ Mautino. A ventidue anni -- non ancora ventitre, mi scusi - non si poteva, nel 1939, aver fatto, e sarebbe assurdo e anacronistico pensarlo, piu di questo, per chi almeno avesse serietà di intenti e non semplice iattanza e vuoto attivismo. Il Diena non si meravigli se sollevo l '" d " 11'" . . " 11 assur o, que anacron1st1co, que a quella scarsa "serietà di intenti." una netta obiezione contro quel– " iattanza e vuoto attivismo," e Nessuno ebbe mai, né sotto Mussolini né sotto nessun altro regime, il dovere di buttarsi a corpo perduto nella opposizione attiva; ma qualcuno, prima ancora di arrivare ai ventidue anni, trovò modo di rompervisi il collo piu di una volta. E come non sarebbe lecito condannare chi non si ruppe il collo, cosf non dovrebbe esser lecito vedere nie11tealtro che iattanza assurda ed anacronistica, vuoto attivismo e poca serietà di intenti in chi se lo ruppe. Ci sono a questo mondo animali a sangue freddo e animali a sangue caldo, quietisti e attivisti: ciascuno conforma la propria condotta alla temperatura del proprio temperamento. Certo non mancarono casi di poca serietà in coloro che si ruppero il collo. Ma rimanendo solo nell'ambiente torinese, io domando al Diena se Vittorio Foa, condannato a 17 anni di galera, e Michele Giua, condannato a 15 anni, e Vindice Cavallera e Alfredo Perelli, condannati a 5 anni, nel febbraio del 1936, meritano di essere trattati come iattanti e vuoti attivisti. E non risalgo a Renzo Giua che riparò in Francia nel 1934, e andò a lasciare la pelle nella guerra di Spagna, nel 1937, quando, piu che mai, ogni opposi– zione poteva apparire vana di risultati immediati. E meno che mai risalgo a Gobetti, che già nel 1923 si mise sulla via di quello che non vorrei Diena definisse attivismo vuoto e anacronistica baldanza. Io domando al Diena se l'attivismo di Duccio Galimberti nel settembre 1943 non sia stato preparato da quei 39 operai e da quell'ingegnere di Tori– no, che nel giugno 1940 furono condannati a 14, 10 e piu anni di prigione. Non so se il Diena appartiene a quella tribu Diena, che ha legato la sua 448 Bibloteca Gino Bianco

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