Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari mal collocata la discussione se il movimento fascista sia stato lo sbocco neces– sario della precedente storia d'Italia, oppure qualcosa come un bolide pio– vuto dal cielo o un raffreddore prodotto da un colpo di vento improvviso. Non c'è dubbio che molti fattori, i quali contribuirono a costituire quel movimento, preesistevano al movimento stesso. Il piu essenziale di questi fattori fu, secondo me - ma non lo trovo quasi mai segnalato - quello sta– to d'animo antiparlamentare, che fu endemico nell'Italia prefascista, perché alimentato da correnti molteplici: 1) l'ostilità, fino al primo decennio di questo secolo, dei clericali intransigenti contro la "Italia legale," cioè contro la monarchia sabauda e le istituzioni parlamentari che la circondavano, in nome di una "Italia reale" temporalista che non riusciva mai a cavare un ragno dal buco; 2) la campagna antiparlamentare degli anarchici; 3) le velleità dei circoli umbertini, solleticati all'antiparlamentarismo dall'esempio dell'Im– pero bismarckiano e dagli eccitamenti degli amici tedeschi; 4) la campagna antiparlamentare per il "ritorno allo Statuto" dei liberali-conservatori alla Sonnino, i quali, in collega1nento ai circoli di corte, sognavano, sul modello prussiano, una Camera dei deputati avente il solo diritto di votare i bilanci e le leggi, senza la facoltà di designare il primo ministro; 5) a cominciare dal primo decennio di questo secolo, l'antiparlamentarismo dei socialisti e sindacalisti rivoluzionari, per i quali tutte le istituzioni borghesi, comprese quelle parlamentari, erano destinate a sprofondare nell'imminente rivoluzione proletaria; 6) sempre a cominciare dal primo decennio di questo secolo, la campagna antiparlamentare condotta dai .nazionalisti, che allargarono e ap– profondirono il solco già tracciato da Sonnino e dai liberali-conservatori col "ritorno allo Statuto"; 7) sempre nel primo decennio di questo secolo, il nessun rispetto che circondava le elezioni giolittiane, delle quali si sapeva in precedenza che avrebbero dato una maggioranza strabocchevole a chi le "faceva"; 8) durante la prima guerra mondiale, l'ostilità degli "interventisti" contro la maggioranza parlamentare "neutralista," che dopo avere votato la guerra non volendola, continuava a votarne la continuazione, in attesa di una sconfitta che desse modo di mettere in istato di accusa i ministri respon– sabili per la guerra; 9) dal 1919 al 1922, il panico vigliacco seminato nelle classi possidenti dalla inquietudine prodotta dalla guerra, e il malcontento perché il governo parlamentare non la domasse con la forza, anche dopo che le ragioni del panico avevano cominciato a svanire; 10) il disgusto uni– versale per le violenze, le volgarità, le inconcludenze delle Camere elette dal 1919 al 1921; 11) l'antiparlamentarismo persistente dei socialisti massima– listi acuitosi dopo la rivoluzione russa del 1917 e poi dei comunisti dopo che si furono scissi dai socialisti; 12) l'antiparlamentarismo importato da Mussolini nel movimento fascista dal sindacalismo e dal socialismo rivolu– zionario; 13) le speranze dei conservatori alla Sonnino e alla Salandra, e degli stessi democratici alla Giolitti, che fascisti e nazionalisti (" quei cari ragazzi") potessero essere utilizzati per insegnare un po' d'educazione ai socialisti indocili, salvo a ritornarsene a casa dopo che avessero reso il servizio a cui erano chiamati. La Marcia su Roma non fu una cimice ca- 438 Bibloteca Gino Bianco ,.,

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