Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sulle origini del movimento fascista 1 Nel suo interessante articolo Interpretazioni sociologz·che del Fasci– smo, p. 372, Renato Treves mi attribuisce una "interpretazione che ricol– lega il fascismo al malcostume giolittiano." Domando il permesso di chiarire che io non ho mai avuto un'opinione di questo genere. Nel decennio che precedé la prima guerra mondiale, io criticai il malcostume elettorale giolittiano nell'Italia meridionale. Il fasci– smo fu un fenomeno dell'Italz·a settentrionale. Come avrebbe potuto un feno– meno meridionale anteriore alla prima guerra mondiale produrre un cosf vasto fenomeno nell'Italia settentrionale dopo quella guerra? Certo io affermai che nelle elezioni del 1921 Giolitti estese a tutta l'Ita– lia il fenomeno dei mazzieri, che una volta era stato vergogna dell'Italia meridionale. E Gobetti defìnf i fascisti come "i mazzieri del nord." Ma il fascismo fu un movimento assai piu vasto che le elezioni del 1921. Un solo fascismo non esisté mai. Si succedettero l'uno all'altro molti fascismi, cambiando fisionomia e contenuto di anno in anno. Vi furono differenze enormi fra il fascismo del marzo 1919, quello dell'ottobre 1922, quello del gennaio 1925, quello del febbraio 1929, quello del 1934, quello del 1936, quello del 1940, quello di Salò. Per ognuno di questi momenti il fascismo presenta caratteri diversi i quali fanno a pugni gli uni con gli altri. Il fascismo del 1921 non si può ridurre tutto alle prepotenze elettorali di quella primavera. Queste fecero parte di un movimento che di regola viene designato come piccolo-borghese-agrario-industriale, ma che fu soprat– tutto sedizione militare. Se non si tiene presente il fatto che i fascisti rice– vevano dai comandi militari i camions, i fucili e le bombe a mano per le "spedizioni punitive" e spesso erano anche accompagnati da ufficiali e soldati in divisa, ed erano fatti sicuri della impunità dalla polizia e dalla magistratura, il rapido sviluppo e trionfo di quel movimento dagli ultimi mesi del 1920 alla Marcia su Roma, rimarrebbe un mistero imperscrutabile, o, se si preferisce dire cosf, un miracolo. E se non si tengono presenti i rap– porti fra le autorità militari e Mussolini dal 1921 in poi, non si comprende né la solidità del regime fascista dal 1923 al 1943, né la sua caduta nel luglio 1943. Queste essendo le mie opinioni sulle origini, lo sviluppo e la fine del regime fascista, come avrei io potuto spiegare, fosse pure nella sua fase iniziale, il movimento fascista col semplice malcostume elettorale giolittiano anteriore alla prima guerra mondiale nell'Italia meridionale? Sarebbe come se avessi voluto vuotare il mare con un cucchiaio. Già che tratto di questo argomento, vorrei aggiungere che mi sembra 1 Pubblicato in "Occidente," maggio-giugno 1954, pp. 304-306, in risposta a un articolo di Renato Treves, ivi, novembre-dicembre 1953, e seguito da una postilla dello stesso Treves (pp. 306-308), che qui non si riproduce. [N.d.C.] 437 Bibloteca Gino Bianco

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