Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scri'tti vari giani" anzi che di "patrioti." Tenne duro, provocò un'inchiesta, dimostrò che la denuncia era ingiusta, gli fu data ragione, e continuò per la sua strada. Il movimento, cosf presentato come opera spontanea di un popolo che obbediva solo a se stesso, e non come una nuova manifestazione di obbe– dienza ad ordini dati da un despota, ci rivelò finalmente fuori d'Italia il volto vero del popolo italiano. Gli altri non vi avevano mai creduto. Noi vi avevamo creduto sempre. I partigiani dimostrarono che avevamo avuto . . ragione noi. Non vi meraviglierete, quindi, se vi dirò che la seconda metà del 1944 e i primi mesi del 1945 furono per tutti noi un tempo di esaltazione cre– scente. Credo che qualcosa di simile debbano aver provato i liberali italiani nel 1848, al tempo delle Cinque Giornate. Ma nel Quarantotto erano state cinque giornate di una sola città; oggi erano per l'Italia settentrionale e centrale 18 mesi continui: "Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta." Dalla guerra e dalla caduta tremenda del settembre 1943, la nazione - italiana riportò slogature parecchie. Ma cadde in piedi. Confrontate le condizioni in cui la Germania uscf dalla guerra (reni e braccia e gambe spezzate) e poi venite a dire se per l'Italia anche questa volta lo stellone non funzionò. E lo stellone furono i partigiani. Né i governanti dell'Inghilterra né quelli della Francia erano guidati da princfpi altro che di vendetta contro il popolo italiano, a cui faceva loro comodo dare il nome di "Italia," sostituendolo al governo mussoliniano e regio, col quale avevano fatto per tanto tempo all'amore. Quanto al governo degli Stati Uniti, esso aveva dato mano libera nella questione italiana al governo inglese; e per quanto il suo servizio informazioni in Italia fosse diventato via via meno podagroso del servizio inglese, non avrebbe avuto né modo, né in fondo voglia, di limitare la volontà dei conservatori inglesi e dei degollisti francesi nel problema italiano. Furono i partigiani italiani, che costrinsero i capi militari inglesi e americani in Italia a riconoscere che il contributo italiano alla vittoria era stato grande. Furono le ron-ianzesche avventure e i patimenti talvolta sovrumani dei partigiani, che commossero i cuori in Inghilterra, in America, in Francia. Furono testimonianze della generosità italiana portate in mille case dai prigionieri di guerra soccorsi in Italia, che impedirono ai governanti dei paesi vincitori di abbandonarsi a vendette sfrenate. La vita pubblica italiana, oggi, dà molti spettacoli, che non sono fatti per suggerire visioni esilaranti dell'avvenire. Ma ad onta di ogni delusione e preoccupazione, noi non possiamo essere pessimisti come eravamo una volta. Nei momenti peggiori dobbiamo dire a noi stessi: "Uomini di poca fede, non disperate. Un popolo che ha potuto produrre tanti giovani e tante ragazze capaci di fare quello che fecero in quei mesi, riuscirà sempre a cavar– sela, per quante disgrazie gli tocchino." Un secolo fa si disse: "Bastone tedesco Italia non doma." Nessun bastone domerà mai questo popolo che ha sette anime come i gatti, e quando sembrava morto si rivelò a un tratto piu vivo di prima. 436 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=