Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari luppò in Italia dal settembre 1943 all'aprile 1945, sembra a me legittima– mente costruita. E solo un uomo che, come Augusto Monti, ha partecipato a tutte le fasi di essa dalla prima all'ultima, poteva vederla con occhio sicuro. Ma forse sarebbe giusto tracciare un taglio piu profondo che non faccia Monti fra la resistenza disarmata del tempo anteriore al settembre 1943, e quella dei partigiani dall'autunno 1943 alla primavera del 1945. Vi sono in questa ultima resistenza due fatti a cui mi sembra si debba dare piu peso di quanto non ne abbia dato Augusto Monti. I Il primo fatto è che intervennero nel movimento partigiano molti gio– vani, che non avevano mai partecipato a nessuna delle resistenze precedenti, ~ fosse la resistenza diciamo cosi democratica nella quale si perpetuava la tradizione del Risorgimento, fosse la resistenza comunista, che proveniva da fonti postrisorgimentali. Quei giovani si erano formati in clima fascista, ma in quel clima si erano ribellati alla ideologia fascista, con pochi o punti aiuti esterni, da sé, per noia intellettuale di quella vuotaggine, per disgusto mo– rale di una insincerità sempre piu evidente, per sfiducia nell'uomo che per– sonificava quella ideologia, e la cui insipienza si era definitivamente rivelata anche ai ciechi durante la guerra dal 1940 al 1943, da lui voluta e da lui comandata. Quella gioventu, non appena vide la via della resistenza armata contro le forze che militavano in nome di una ideologia repugnante e fune– sta, vi si precipitò bravamente, ma senza nessun piano politico positivo per il giorno dopo. Volevano solo negare un passato ripugnante, ma non davano nessuna adesione coerente ad un programma politico ben definito per il giorno dopo. Tutta questa bella gioventu, maschile e femminile, avrebbe potuto es– sere assorbita ed inquadrata da quei partiti, nei quali avrebbero dovuto per– petuarsi e rinnovarsi gli ideali del Risorgimento italiano. A siffatto compito quei partiti sono venuti meno. Ed oggi quella gioventu rimane delusa, scontenta, inerte politicamente. Qui è stata la massima responsabilità dei par– titi antifascisti non comunisti in questi anni. Il secondo fatto che mi sembra debba essere messo in evidenza assai piu che non si faccia di regola, è la partecipazione dei contadini italiani alla resistenza dal 1943 al 1945. (Intendo per "contadini" non i soli mezza– dri, come si usa in Toscana, ma tutti quei piccoli agricoltori o lavoratori non possidenti, che vivono nei "contadi," nelle campagne.) Per apprezzare al suo giusto valore questo fatto che i contadini italiani presero parte attiva alla resistenza del 1943-1945, bisogna risalire nella storia d'Italia di un buon secolo. Nel 1883, Giuseppe Mazzini pubblicò uno scritto intitolato Della guerra d'insurrezione convenz·ente all'Italia, mettendo a profitto idee di un 426 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=