Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari I socialisti affermano che l'assassinio si debba ai fascisti di Conversano. Da fonte ufficiale questa versione è smentita (27 settembre 1921). Una nuova raffica di conflitti e di crimini si abbatte sul paese... Ciascuna delle fazioni in lotta accusa I 'altra di provocazione e violenza, la forza pubblica corre infati– cabilmente qua e là per interporsi fra i gruppi contendenti ed ha, anch'essa le proprie vittime, quando non ne ha purtroppo numerose come a Modena. E sangue italiano che viene sparso in questi conflitti tragici ed inutili. Non si vuol deporre la pessima abitudine di considerare troppo poco la vita umana e non si pensa che il paese dilaniato da questa guerriglia interna, perde continuamente di credito e di prestigio e si indebolisce di fronte ai concorrenti ed avversari stranieri. I dirigenti dei vari partiti non debbono stan– carsi dal far propaganda di pace: i capi fascisti raccomandano ai loro seguaci la calma e il sangue freddo; anche i capi socialisti generalmente esortano alla tregua, ma altret– tanto non possiamo dire dei capi comunisti... È sperabile che almeno non si faccia una speculazione politica sulla truce uccisione del deputato socialista Di Vagno provocando scioperi e tumulti che non servirebbero a niente se non a fare altre vittime (28 settem– bre 1921). La polizia non riusci ad arrestare i colpevoli noti a tutti ma seppe che , l'assassinio si doveva definire come "una esplosione di giovinezza." La integerrima magistratura mandò per le lunghe la inchiesta, finché l'amnistia del dicembre 1922 passò la spugna su tutti i delitti compiuti "per fine nazionale." Gli assassini che per la polizia erano rimasti latitanti a Milano, tornarono a Conversano, accolti in trionfo dai compagni. Inauguratosi il regime postfascista, la inchiesta giudiziaria fu riaperta, essendo nulla l'amnistia del dicembre 1922. La causa iniziata presso la corte di assise di Bari, competente per territorio, fu rinviata dalla corte di cassa– zione per legittima suspicione alla corte di assise di Potenza. Qui i giurati dichiararono la responsabilità degli imputati, con pene varianti dai 18 ai 10 anni, data l'età minore di alcuni e il movente politico del delitto. A questo punto intervenne la non mai epurata corte di cassazione: escluse la volontà criminosa (proprio cosf !), affermò che l'omicidio poteva essere stato preterintenzionale - voi assalite un uomo a revolverate e bomba a mano, e se quello muore, l'omicidio potrebbe essere anche preterintenzio– nale, - e dichiarò estinto questo reato dall'amnistia Togliatti. Cosf si tornò allo statu quo del dicembre 1922. Il regime postfascista era la "continuazione giuridica" del regime fa– scista: cosf affermò nel 1944 il presidente del consiglio, Ivanoe Bonomi, designato a quell'ufficio dal Comitato di Liberazione Nazionale di Roma, e coronato da sei ministri senza portafoglio, designati tutti anch'essi dal sul– lodato Comitato di Liberazione Nazionale di Roma. 424 Bibloteca Gino Bianco

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